Omicidio Vanessa Zappalà, Giusy Versace: «Le leggi esistenti non bastano»

Il commento della deputata e responsabile del Dipartimento Disabilità, Pari Opportunità e Sport dopo il femminicidio di Acitrezza

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«Sono terribili e agghiaccianti le cronache che ci raccontano in queste ore l’ennesimo femminicidio, il numero 41 dall’inizio dell’anno. Un delitto atroce che spezza un’altra giovane vita, davanti al quale non possiamo tacere e restare inerti. Mi unisco commossa al cordoglio per la scomparsa di Vanessa e voglio lanciare un messaggio di vicinanza, che è insieme un solenne impegno, alla famiglia e agli amici che si trovavano con la ragazza al momento del delitto».

Così Giusy Versace, deputata e responsabile del Dipartimento Disabilità, Pari Opportunità e Sport, commenta l’omicidio di Vanessa Zappalà, ventiseienne di Acitrezza (Ct), uccisa da vari colpi di arma da fuoco, secondo le testimonianze raccolte dai Carabinieri, per mano del suo ex fidanzato, nei mesi scorsi già sottoposto agli arresti domiciliari e al divieto di avvicinamento alla ragazza, a seguito di numerose denunce per stalking.

«Evidentemente – aggiunge -, nonostante le tante buone leggi in vigore, dall’introduzione del reato di stalking al più recente ‘codice rosso’, queste misure non bastano se poi si consente comunque ai potenziali carnefici la facoltà di agire quasi del tutto indisturbati. Il governo ha posto in essere numerose iniziative legislative e ha assunto alcuni impegni, tra cui quello, espresso in una mozione parlamentare a mia prima firma approvata a ottobre 2019, a prestare particolare attenzione anche alle donne con disabilità vittime di discriminazioni multiple e maggiormente esposte a violenze e abusi, ma alcuni di quegli impegni sono ancora ad oggi in attesa di una concreta applicazione.

Occorre dunque uno sforzo maggiore e più incisivo, sia da parte della politica che della magistratura per adottare iniziative più tempestive e concrete che mettano effettivamente al sicuro le donne che, spesso non senza paura e difficoltà, trovano la forza e il coraggio di denunciare. Non possiamo chiedere alle donne vittime di violenze di denunciare i loro aguzzini e poi abbandonarle, ci renderemmo così complici degli assassini e questo sarebbe una vergogna inaccettabile» conclude.

 

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