Vi sono licenze di uccidere?

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In Italia sarebbero in atto tentativi di legalizzare l’eutanasia, trascurando l’assistenza ai malati gravi ed  in atto quello del “ risparmio” condensato nel “ budget del ricoverato” che costituisce nell’approfondimento di quel mistero silenzioso di dimettere il malato anziano nei Nosocomi allor quando è alla fine della sua vita terrena, tutto in contrasto con l’insegnamento di Ippocrate, il padre della medicina, che adottava il principio “l’uomo è ministro ed interprete della natura, se ad essa non obbedisce, ad essa però non comanda”.

Nei casi Englaro-Welbi-Crisafulli, morire di fame e sete, cioè ad un finire la vita in maniera intenzionale (eutanasia attiva); nel caso “budget del ricoverato”( una licenza di uccidere ! ) cioè omissione di soccorso (eutanasia passiva), sono “ sistemi” che inducono alla eliminazione delle persone in fin di vita .

Nel caso Crisafulli , un disabile abbandonato al suo destino e portato a morire in Belgio per carenza di risorse Sanitarie necessarie ed altre ancora che riempiono le cronache dei giornali e dei mass media, sono vicende umane che vogliono essere selettive sulla vita e sulla morte dei suoi membri ed al rispetto dell’individuo-persona.

In una parola la Medicina ed il dovere del Medico sono di proteggere la salute, guarire le malattie, alleviare le sofferenze, mentre la Politica deve dare nel rispetto della libertà, la dignità della persona.

Il problema morale è chiarire il concetto ed il contenuto, ma di fronte ad atteggiamenti di rifiuto dell’accanimento terapeutico, del dolore non necessario o testamento biologico (cioè autodeterminazione del paziente ), si corre il grave rischio che dal considerare la così detta pietà per le sofferenze insopportabili, si possa passare alla legalizzazione della vita senza valore, considerazione che potrebbe coinvolgere disabili psico-fisici, malati terminali, anziani non autosufficienti.

La “Raccomandazione” n.776/1976 dell’Assemblea del Consiglio d’Europa afferma “ che il Medico deve placare le sofferenze e che non ha diritto di accelerare il processo di morte”.

A fronte di queste posizioni, si pone il cristiano alla luce della Fede, l’uomo della strada nel senso del vivere, la società che attende condizioni umane capaci di assicurare l’assenso ad ogni vita, anche la più inutile e senza valore.

Alle considerazioni cui giunge la gente, la quale rifiuta categoricamente i giochi Politici ed Elettoralistici, le famiglie nelle quali insiste un malato (mentale, terminale, anziano non autosufficiente ), alla società in genere che vuole proteggersi dalle molteplici “avversità”, ci appare inopportuna l’analisi e la metodologia nella sensibilizzazione che a volte ci viene dalla Politica.

Con tutto il rispetto che abbiamo verso questi “malati”, occorre ascoltarli ed aiutarli affinché la vita di un morente diventi accettabile aspettando che la natura compia il suo ciclo naturale.

Ed ecco che una “cosa nuova” appare nello scenario della vita quotidiana, in quanto, pare, che si vada uniformando nelle Strutture Ospedaliere il “budget del ricoverato”, una “forma di risparmio” che restringerebbe i tempi di degenza del paziente, ancor più grave se i malcapitati sono persone disabili, in tarda età ed agonizzanti . Questo “sistema”, se vero, è una significativa indicazione drammatica ed inquietante di piena e legale eutanasia che non accettiamo, finora “fuori” dall’etica e dall’ordinamento giuridico italiano.

Per questo abbiamo inoltrato al Parlamento una urgente Petizione per conoscere la verità, mentre pensiamo a quando la risposta  Presidenti Legislativi ?

Una priorità come quella di questo grave urgente e nuovo disagio sociale è assoluta, perché il morire, come nei casi Englaro-Welbi di fame e sete con richiesta di staccare la “spina”, è totalmente diversa da questo “budget del ricoverato”, dove si chiede di non staccare la “spina” e garantire ad ogni persona il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della vita (caso Crisafulli) , come da tempo evidenziamo alle Istituzioni !

Queste situazioni dovrebbero essere  immediatamente recepite, non con una speculazione di basso livello, ma con un massimo intervento sul piano Sociale e su quello Legislativo, con una Regola Giuridica chiara e risolutiva, perché su queste umane vicende, come quella del “budget del ricoverato” pochi nelle “alte sfere” si degnano di prestare quell’attenzione necessaria e dovuta in favore della vita, della difesa della dignità umana e di quanti sono in sofferenza e pericolo .

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II°: “ Andiamo avanti con speranza “!

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire

La nostra Associazione per la promozione sociale costituita nel maggio del 1994 non ha richiesto nè gode di contributi economico-finanziari palesi od occulti.

 

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