13 maggio 1978 / 13 maggio 2019: 41 anni di inutile speranza che il “bubbone Sociale” della Malattia Mentale venga risolto!

0
362 Numero visite

Sono passati 41 anni dall’emanazione della legge Basaglia ed i malati psichici sono rimasti soli !

In questi giorni ed in qualsiasi occasione troppo spesso si sentono ora facili, ma scarse “dichiarazioni” od “esternazioni” in conseguenza di approssimate valutazioni o da un preoccupante eccessivo protagonismo su un ”argomento” interessante la pubblica opinione.

 

E’ buona norma che la capacità di ascolto e di analisi delle necessità della singola persona, soprattutto se sofferente di disagio mentale, siano tali per ottenere risposte confacenti da coloro che hanno responsabilità della res pubblica e che non hanno saputo o voluto interpretare questa “realtà” e mettere da parte ambizioni e litigiosità per dedicare con umiltà un po’ più di tempo ai problemi connessi con questo  “popolo di sofferenti”.

La società Europea, in particolare quella Italiana, è molto preoccupata per la carenza di interventi di natura Legislativa, Finanziaria e Sanitaria dei Servizi Pubblici inerenti la salute ed in particolare il disagio mentale.

I dati dell’ISTAT, del progetto “Sistema di informazione statistica sulla disabilità” del 2004 derivato dalla collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, anche se possono sollevare dubbi o perplessità sulla loro veridicità, ci fanno conoscere che una buona parte dei disabili fisici insistono nelle famiglie, come pure una grossa percentuale di malati psichici e che tutti gravano sulla società in genere. I malati mentali che si aggirano in circa 10 milioni e le tragedie quasi quotidiane che ci fornisce la cronaca traggono le loro origini da una chiara sintesi di disagio interno e di un equilibrio mentale inesistente o quanto meno molto carente.

Ma a quante morti dobbiamo assistere prima che le Istituzioni prendano un serio Provvedimento ? Gli eventi delittuosi ci dovrebbero far riflettere e sperare che di fronte ai duri temi della vita dovrebbe emergere sempre più il rispetto della dignità della persona, mentre una cultura falsa e trasgressiva sta cercando di svuotare il vero significato del valore della vita. L’opinione pubblica si domanda come viene considerata l’esistenza dell’uomo visto che per un nonnulla si uccide ? Quale valore viene dato alla vita ?

Perché il delirio per gli animali  (che rispettiamo) è intenso e per converso non c’è delirio per quella umanità handicappata e sofferente che dovrebbe essere in vetta alle buone regole etiche e civili ? Nei dibattiti Parlamentari e nelle Leggi Finanziarie non sono state riconosciute l’urgenza di Provvedimenti nei confronti del mondo della sofferenza, le cui difficoltà anche economiche delle famiglie unite al peso di una assistenza meticolosa e costante rendono insopportabile il vivere quotidiano, cosa che gli aridi dati statistici non hanno saputo mettere in evidenza.

Ma cerchiamo di esaminare brevemente questo disagio inascoltato.

Precedenti provvedimenti legislativi.

La prima Legge organica in materia di disturbi mentali fu approvata nel 1904 istituendo il “manicomio” (storicamente costituito da una buca sul terreno, una botola, dove venivano calati i “malati”) quale struttura cardine dell’assistenza ai malati mentali ( legge n.36 Art.1°)

La seconda Legge  n.431 o legge Mariotti del 1968 introduceva il ricovero volontario in Ospedale Psichiatrico ed istituiva i Centri Igiene Mentale.(CIM) La terza Legge n.180, o legge Basaglia, del 1978 determina il passaggio del “malato” dal concetto custodialistico a quello terapeutico. La quarta Legge n.833 del 1978 riporta in toto la 180, assimilando la malattia mentale alle altre patologie e la psichiatria è stata riconosciuta pari alle altre branche specialistiche. Poi…il nulla ! Il 13 maggio 1978 viene approvata la legge n.180 o legge Basaglia , ispirata dallo psichiatra veneziano Franco Basaglia, dal titolo : “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. Successivamente, il 23 dicembre 1978 la nuova disciplina viene recepita dalla legge n.833 “Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale”, che rinnova il principio di garanzia “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana”.( art.1 comma 1° e 2°

La legge 180 o “legge Basaglia”.

 

I principali elementi che caratterizzano questa legge sono :

  • il divieto di costruire nuovi Ospedali Psichiatrici (art.7 comma 6°).
  • Il principio che “Gli interventi di prevenzione, cura, e riabilitazione relativi alle malattie mentali sono attuati di norma dai Servizi Psichiatrici extra ospedalieri” (Art.6° comma 1°) Quel di “norma” lascia lo spazio all’imprenditoria privata.
  • l’istituzione del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) “e che le cure vengano prestate in condizioni di degenza Ospedaliera solo se esistano alterazioni psichiatriche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici” (Art.2 comma 2°).Viene proposto da un medico e deve essere convalidato da un secondo medico dell’Unità Sanitaria Locale. Entro 48 ore dalla convalida viene disposto dal Sindaco e notificato al Giudice Tutelare (Art.3° comma 1°). ”Nei casi in cui il TSO debba protrarsi oltre il settimo giorno”(Art.3 comma 4°) il Medico Psichiatrico deve motivare questo fatto al Sindaco, che ne informa il Giudice Tutelare “indicando la ulteriore durata presumibile del trattamento stesso”( Art.3 comma 4°).

 

Il principio basilare del Basaglia era quello di curare e non segregare il paziente. Viene approvata dal Parlamento Italiano sotto la spinta minacciosa di un Referendum Abrogativo nella convinzione che il “manicomio” avrebbe riportato una maggioranza schiacciante. Tutti volevano la riforma, votò contro il MSI , mentre i liberali si astennero. Questa Legge ha determinato, ripeto, il passaggio dal concetto custodialistico a quello terapeutico.

Commento.

All’art.1° comma 1° “ gli accertamenti ed i trattamenti sanitari sono volontari”.

Come può un individuo senza lucidità scegliere di sua volontà un “luogo di cura” ed un “diritto alla libera scelta del medico” ? Va bene rispettare la sua dignità, ma è proprio in quel momento che la persona non è padrona delle proprie azioni. Non sembra un’assurdità ?

 

Intanto la Legge 180 è stata emanata priva del Regolamento d’Applicazione, quindi una macroscopica carenza. La legge 180 ha inteso eliminare gli Ospedali Psichiatrici, ( non ha previsto la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, oggi divenuti REMS, mantenendo tutt’ora i residui manicomiali nelle are ex-O.P. e malati mentali in Ospedali Privati). Non ha previsto le strutture alternative ed adeguate, non ha programmato l’organizzazione dei servizi perché non vi è stata una serena valutazione dei limiti terapeutici attuati nell’epoca. Nel  IX° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia del febbraio 2004 svoltosi a Roma all’Hotel Hilton è emerso che “ la psichiatria è oggi una realtà enormemente più vasta di quando nel 1978 venne promulgata la legge 180. Allora la patologia psichiatrica era una malattia manicomiale di 160 mila ricoverati, oggi si calcola che il 40% di tutte le richieste di visita al medico di famiglia e il 20% di ricoveri siano conseguenti a patologie psichiatriche.”

Nella 14° Legislatura il Documento Conclusivo, sullo stato dell’assistenza Psichiatrica in Italia e sull’attuazione dei Progetti-Obiettivo per la tutela della Salute Mentale nella Seduta n.300 del 22 novembre 2005 della 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, inizia con questa letterale affermazione “  La definizione di salute mentale è ancora lontana dall’essere universalmente condivisa; ciononostante, non si può negare che la logica basagliana -per cui la malattia mentale rappresenta una condizione sociale da accettare e non vera e propria patologia da curare- si è rilevata essenzialmente fallimentare e quindi intrinsecamente debole”. (Legislatura 14° Resoconto Sommario n.312 del 1 febbraio 2006 – Senato della Repubblica Italiana). No comment !

Necessaria è una Legge nuova.

La legge 180 ha stabilito che la malattia mentale è un problema sociale ed il malato assimilato all’emarginato, all’handicappato, all’anziano non autosufficiente.

La legge 180 ha ordinato :

  1. la chiusura dei “manicomi” e l’applicazione di tale legge è stata lasciata alle Regioni.(Art.7 c.5°)
  2. ha riconosciuto la dignità del malato ( Art.1° comma 2°)
  3. non ha garantito assistenza perché pochi impegni finanziari (Art. 7 c.5°) “…le iniziative non possono comportare maggiori oneri per i bilanci delle Amministrazioni Provinciali” lasciando alle Regioni la programmazione .Il “carico umano” alle famiglie ed alla società.
  4. Non ha previsto l’avvio di servizi pubblici , di strutture intermedie come :

– centri diurni (interventi giornalieri terapeutici , riabilitativi o socializzazione)

– comunità terapeutiche (strutture residenziali per pazienti gravi)

– comunità alloggio (strutture terapeutiche riabilitative extraospedaliere)

– day-hospital (pochi) (strutture ospedaliere alternative al ricovero per terapie , indagini diagnostiche o di riabilitazione ) Decreto Ministero Sanità 27.4.1992.

– centri di cura, inserimento nel lavoro, nella vita di relazione, negli affetti familiari

– centri di riabilitazione sociale

– non ha previsto ad adeguare la normativa penale a quella civile per gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.( pare che si prevedono Reparti Sanitari entro le carceri).

– Residenze Protette e Assistite (RSA) Presidi Snitari Extra Ospedalieri dove effettuare prestazioni sanitarie per anziani affetti da esiti di patologie neurologiche, da turbe psico-organiche (Progetto-Obiettivo 1992) che non ha valore perché non votato dal Parlamento)

– case famiglia

Le altre “soluzioni” sono state sempre svolte da Opere Religiose Cattoliche tipo don Orione, don Guanella ed Opere od Ospedali psichiatrici Privati( come sopra detto). Sono rimasti i Servizi di Diagnosi e Cura negli Ospedali Generali dove il malato in TSO resta per 7 giorni e poi rinviato a casa (Art.35 legge 833/1978). I pazienti, di regola, vengono sottoposti a terapie massicce di farmaci tanto da renderli socialmente accettabili e poi dimessi per essere, eventualmente, riammessi qualche mese o settimana dopo a detta dei medici, che “vedono questi trattamenti oltre che essere antiterapeutici sono anche pericolosi perché i neurolettici sono sempre più forti e con effetti collaterali seri”. La famiglia del “malato”, ricordando ancora una volta che sono circa 10 milioni i sofferenti di patologie mentali dalla depressione alla schizofrenia, non trova il posto adeguato dove curare e non segregare il proprio familiare, né può tenere in casa sofferenti di questo tipo di malattia.

Piano Sanitario Nazionale 2003-2005.

Nell’istituzione del SSN con la legge 23 dicembre 1978 n. 833 incorporando anche la salute mentale, il Parlamento, (non prevedendo con questa legge strutture adeguate ed atte alla prevenzione cura e reinserimento sociale ed affettivo del soggetto malato), ha voluto superare ( dobbiamo ricordalo sempre ) il concetto custodialistico della persona malata psichicamente con quello terapeutico, problema sociale dove, ripeto, il malato è stato assimilato all’emarginato, all’anziano non autosufficiente, con tutte le lacune che da ben 30 anni lasciano l’assistenza sanitaria in balia di ambiguità.

Il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 considera impellenti , tra altre, tre necessità :

 

  1. La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Privati.
  2. L’attivazione dì interventi nel disagio psichico nelle carceri .
  3. Programmi adeguati per il sostegno alle famiglie dei malati psichicI dati forniti dalla Relazione del Ministro della Salute non si discostano di molto da quelli presentati il 20 ottobre 2003.

 

Dal 21.1.2005 non è stata più presentata in Parlamento la Relazione Trimestrale ai sensi dell’art.1 comma 24 della legge 23 dicembre 1996 n.662. Perché?

Attivazione interventi nelle carceri italiane.

Secondo notizie dei mass media ed a quanto previsto dal Decreto Legislativo 22 giugno 1999 n.230 e su dichiarazione del Presidente della Soc.SIMSPE (Società di Medicina e Sanità Penitenziaria) dott.Giulio Stagnini “ le patologie psichiatriche sono in crescita esponenziale con 31.548 di solo disagio mentale tra i reclusi nelle carceri italiane e un tasso di suicidi dieci volte superiori al mondo dei liberi”( dal quotidiano “Il Tempo di Roma del 27.9.2004).

Pare (?) che una certa riforma dell’Assistenza Psichiatrica s’indirizzi nella costruzione di Reparti Sanitari entro le carceri per questi “malati”( come sopra accennato). Il Codice Penale Italiano stabilisce agli artt.da 199 a 235 le “Misure di sicurezza personale” e lo internamento in ospedale OPG di persone “socialmente pericolose”(art.202). Anche se varie decisioni della Corte Costituzionale(n.139 del 27 luglio 1982 e n.253 del 18 luglio 2003 e la “legge n. 663 del 1986 “Legge Gozzini”) hanno adottato una diversa misura di sicurezza idonea ad assicurare adeguate cure all’infermo di mente ed a far fronte ai rischi della sua pericolosità, il ricovero  resta pur sempre più una punizione per il reato commesso dall’infermo di mente, anziché quello di fornire cure adeguate per la carenza di strutture civili esterne.

Programmi adeguati a sostegno delle famiglie.

Le ipotesi, Proposte di Legge e la Petizione n.23 di “Cristiani per servire” abbinata ai Progetti di Legge di Riforma della Legge 180 giacenti nella 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati nella passata Legislatura, sono rimaste ferme dall’aprile 2005 senza ottenere seguito. Infatti il concordato Testo Unificato Burani-Procaccini è letteralmente sparito dall’Agenda Parlamentare della Camera dei Deputati e non se ne conosce, ancora oggi 2019, le motivazioni ! Si sperava nella Finanziaria 2008 e nelle successive, ma non abbiamo riscontrato una precisa rilevanza in favore delle risorse relazionali che sono fondamentali nei processi di prevenzione, cura ed reinserimento sociale di questi “malati”, né attivazioni d’interventi, né programmi adeguati a sostegno delle famiglie, venendo meno agli indirizzi del Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 che richiede “mettere in atto programmi adeguati per il sostegno alle famiglie ai fini di non disperdere risorse e relazioni che sono fondamentali nei processi di cura”. In Italia con la Finanziaria 2008 e con quelle successive si è voluto proporre interventi settoriali per la famiglia, tipo “bonus una tantum” che consentono al massimo di risolvere “l’emergenza pannolini” per qualche mese, ma certamente non sostengono né promuovono il compito sempre più impegnativo di chi assume le responsabilità di generazione, di educazione dei figli e di cura degli anziani e degli sventurati come gli handicappati psico-fisici, per converso solo un atteggiamento pseudo-solidaristico. Riconosciamo che i problemi da risolvere sono tantissimi, ma vi è una certa leggerezza nella valutazione di questo grave ed urgente problema sociale che investe anche la sicurezza di tutti i cittadini.! Ma la famiglia, bene prezioso e risorsa insostituibile nella società, che vogliamo vedere ancora con valori di solidarietà, di coesione sociale, che continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca nei coniugi, che continua a farsi carico dei figli, che continua ad aiutare i propri genitori anziani, che non vuol perdere principi morali e che continua a curare (malgrado enormi difficoltà) i membri disabili o svantaggiati , è anch’essa famiglia ed non solo quella che vogliono riferirsi i provvedimenti legislativi, restando sempre una barriera al dilagare di una cultura sterilmente individualistica, silenziosa e sorda. Pur in presenza di profondi cambiamenti, sotto gli occhi di tutti, la famiglia italiana a dispetto di ogni assurdità è ancora una istituzione che “tiene” come dianzi detto e “la legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana ( art.32 Costituzione Italiana ). Ma i Governi che si sono succeduti dal 1978 hanno saputo interpretare questa realtà ? Hanno saputo mettere da parte ambizioni e litigiosità per dedicare con umiltà un po’ più di tempo ai problemi connessi di questo popolo di sofferenti? Hanno avuto sensibilità nel recepire che ogni utile intervento può ridare sorriso e speranza a queste persone, alle loro famiglie, nonché alla pubblica opinione?

Brevi riflessi Europei .

Uniti nella diversità” è il motto della Costituzione Europea (Art.I-8 ), Documento che con altre regole generali di libertà, sicurezza e giustizia, ribadisce la difesa e la tutela delle dignità della persona umana, “compresi i più deboli e bisognosi”, come rimarca il Preambolo Generale. Questo Strumento Costituzionale nel Preambolo Parte 2°comma 3° (Carta dei diritti fondamentali) dell’Unione ) pone “la persona al centro della sua azione, costituendo un grande risultato storico-politico-sociale-economico, importante tappa nel processo d’integrazione europea.

All’epoca il no Francese ed Olandese alla Costituzione Europea non può essere ritenuto quale rifiuto assoluto del Progetto Europeo, ma nell’analisi di questo voto si possono dedurre ch’esso traduce delle vere e proprie inquietudini dei cittadini nei confronti dei problemi socio-economici-sanitari ed anche di sicurezza, come abbiamo sottolineato nella Petizione di “Cristiani per servire” del 21 dicembre 2004 al Parlamento Europeo. I timori della gente comune richiedono coraggiose risposte da parte dei politici sia a livello nazionale che europeo, soprattutto quando è in gioco l’argomento salute pubblica, specie quella psico-fisica e sicurezza. La Comunità Europea “raccomanda” di “attribuire alla salute mentale una maggiore importanza , in particolare verso bambini , giovani ,persone anziane nonché sul luogo di lavoro” (così rispose, fra altro, la Commissione Petizioni alla nostra petizione “Cristiani per servire” n.146/99 il 29.5.2000 Prot.290.531 CM/412554IT doc.prot.120359 del 5.9.2000. Jaques Barrot V. Presidente della Commissione Europea dell’epoca nel contesto della politica antidiscriminatoria dell’Unione Europea affermò che “si impegna a prendere in esame le misure atte a garantire con la massima efficacia i diritti delle persone a mobilità ridotta…” per “un primo passo verso una Europa migliore in cui nessun cittadino sia discriminato per nessuna ragione” ( lettera Prot. FLM/ad D (2005) 4509 del 14.4.2005 in risposta a nostra istanza sulle condizioni dei disabili psico-fisici). A questo proposito il dr.Markos Kyprianou Commissario Europeo responsabile della sanità pubblica in Europa ebbe ad affermare  il 12 gennaio 2005 nella Conferenza Ministeriale Europea ad Helsinki, tra altro , che la malattia mentale è “il killer invisibile in Europa”, e richiesto” che la salute mentale in Europa sia elevata al rango delle priorità politiche”e “ risoluto a risolvere questa situazione”, che “ procura decessi superiori alle vittime dì incidenti stradali),  e che “il 15% della popolazione soffre di depressione grave ed il 56% è candidata al suicidio”. I Ministri Europei degli Affari Sociali e del Lavoro riuniti in Lussemburgo affrontando l’argomento della malattia mentale ,hanno invitato” gli Stati membri della UE “ a prendere misure per ridurre i rischi dell’esclusione sociale di questi malati ed a  raccogliere dati sulle conseguenze sociali , economiche e di salute pubblica”

Definitiva, poi, la Dichiarazione EUR/04/5047810/6 Helsinki 12/15 gennaio 2005 n.52668 sulla importanza da attribuire alla salute mentale in Europa emersa nella Conferenza Ministeriale dell’OMS. La Decisione n.1786/2002/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 settembre 2002 che adotta un programma d’azione comunitario nel campo della Sanità Pubblica (2003-2008), è intesa ad affrontare le preoccupazioni fra i cittadini a livello di protezione della salute, anche mentale, nelle considerazioni ai punti 9 e 18 e nell’art. 2 punto b) ed art. 3 punto ii), fissando per l’attuazione del programma nell’art. 7 , 312 milioni di euro. E’ importante considerare quanto il dr. Alvaro Gil-Robles “ex Commissario Europeo per i diritti umani”, nel suo Rapporto del 17 giugno 2005 indirizzato alle Istituzioni Italiane avvertì :” E’ mio compito rammentare che lo Stato ha la responsabilità di offrire alle persone affette da disturbi mentali e alle loro famiglie delle strutture adatte alle loro malattie: Alcune patologie richiedono un’assistenza completa e cure costanti che possono essere fornite solo in Strutture Ospedaliere chiuse.” Quindi in questa ottica la Comunità Europea si è mossa nell’ambito della Salute Pubblica, prevedendo misure specifiche legate alla salute mentale, strategia comunitaria di un atto vincolante, ma che potrebbe essere tale con una Direttiva Comunitaria che unificasse le diversificazioni delle Normative che attualmente sono in vigore nei vari Stati membri della UE e che costituiscono un intralcio, sempre nell’ambito della salute mentale, anche nella circolazione in sicurezza dei cittadini europe, come abbiamo richiesto con la Petizione del 21.12.2004 ,in atto, giacente presso la Commissione Europea. Da Strasburgo in data 6 settembre 2006 in una nota deel Servizio Stampa dei Media del Parlamento Europeo, di cui è Direttore-Portavoce Jaume DCH GUILLOT si legge : “Il Parlamento Europeo accoglie con favore il Libro Verde della Commissione sulla salute mentale nell’UE. Tuttavia i Deputati chiedono che la strategia europea ponga maggiormente l’accento sui problemi specifici delle donne e dei giovani. Ritengono inoltre che occorre dare priorità alla lotta contro la discriminazione subita dalle peresone affette da patologie mentali e chiedono una riforma dei servizi della salute mentale affinché poggino su un’assistenza di qualità, in famiglia o in centri protetti”.

Finalmente si inizia a valutare questo grave, urgente disagio sociale nella UE

Attività Parlamentari.

Le Conclusioni della 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati su “Indagine cono scitiva sulla chiusura degli ospedali psichiatrici del 16 luglio 1997” sono rimaste nella “penna” e  solo sulla “intenzionalità” del legislatore, con Comitati Permanenti che dovevano “mantenere costante l’attenzione sui problemi del disagio mentale”(12° Comm.ne Affari Sociali Camera dei Deputati , 13° Legislatura.) Durante la 13° Legislatura, il Parlamento ha cercato di riformare la disciplina per una nuova assistenza psichiatrica, dove dal 7.10.1998 eravamo presenti con una n/s Petizione, poi ripresentata nella 14° legislatura che dal 2.10.2002 ( Atti Parlamentari sede referente 12° Commissione Affari Sociali Camera ) era stata abbinata, come sopra rilevato, ai Progetti di Legge  “Prevenzione e cura delle malattie mentali” ai sensi del capo XXV art.109 comma 2° del Regolamento della Camera dei Deputati. “Scaraventare” centinaia di migliaia di famiglie nella disperazione e nell’angoscia costringendole a vivere giorno e notte direttamente il rischio ed il dramma conseguente con la presenza in esse di un malato di mente e “costringere” le stesse in alternativa ad accollarsi onerosi costi di ricovero : è un rimedio peggiore del male. Era auspicabile che nella XVI° Legislatura Parlamentare, come auspichiamo, si concretizzi un Provvedimento Legislativo.

La famiglia italiana turbata , indignata e preoccupata non può che esprimere le sua protesta , il suo dissenso ed il suo rammarico per come vengono affrontati problemi di enorme rilevanza come questo, che possono alterare l’equilibrio della famiglia stessa. Occorre che il “problema” venga valutato in maniera pratica come coloro che lo vivono sulla propria pelle e cioè l’uomo della strada , il cittadino qualunque. Dobbiamo osservare, comunque, che una Legge-Quadro Nazionale deve procedere ad incarnare quei principi innovativi che da oltre 30 anni l’opinione pubblica si attende e che noi abbiamo sempre invocato.! Saranno “fortunati” quanti abiteranno in quelle Regioni che attiveranno Leggi per la soluzione di questo disagio sociale costituito dalla malattia mentale, per la quale ci siamo sempre “battuti” per servizi specifici in strutture adeguat

In tutto questo noi speriamo , perché la speranza non costa niente e l’illusione aiuta a vivere. Significativa e trainante la Chiesa Cattolica mantiene la capacità nei suoi Pastori di evidenziare considerare e valutare in nome dell’uomo e della morale tutte le storture che si verificano nella società come aveva fatto nella Prolusione della 55°Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana il Cardinale Camillo Ruini senza alcuna remora. In maniera specifica e coraggiosa il S.Padre Benedetto XVI° nel Messaggio per la 14°Giornata Mondiale del Malato celebrata l’11 febbraio 2006 ne ha ribadito gli intendimenti. “La Chiesa intende chinarsi con particolare sollecitudine sui sofferenti, richiamando l’attenzione della pubblica opinione sui problemi connessi col disagio mentale, che colpisce ormai un quinto dell’umanità e costituisce una vera e proria emergenza socio-sanitaria” Con finalità pastorali etico-sociali il S.Padre ha affrontato il disagio psichico nel mondo ed in Italia, sollecitando le comunità civili ed ecclesiali al richiamo, all’incremento, al riconoscimento ed alla possibilità di intervento verso questa grave ed urgente patologia, con parole di sostegno, denuncia ed impegno affinché “non venga meno lo spirito di solidarietà”, perché “in molti Paesi non esiste ancora una legislazione in materia ed in altri manca una politica definita per la salute mentale”.

E’ augurabile che le sante ed autorevoli parole provenienti dalla Sede Apostolica siano recepite ed applicate in veri e concreti provvedimenti nel mondo , in Europa e soprattutto in Italia.

 

Previte

http://digilandere.libero.it/cristianiperservire

Notizie nella posta

Riceverai nella tua posta tutti gli aggiornamenti sul mondo
di SO Iscriviti gratuitamente ⤹