8 Marzo 2020 Giornata della Donna

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In Italia la celebrazione ufficiale della “Giornata della donna”, decisa dal Governo Andreotti nel 1979, è avvenuta a Roma al Palazzetto Venezia con il tema “Le donne nell’Europa per una uguaglianza reale” ad opera della genovese Ines Boffardi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Pcm) “per la Condizione Femminile” ( ex ministero Pari opportunità).

Io Presidente di “Cristiani per servire” in quegli anni sono stato Direttore di sezione Pcm e Capo della Segreteria del Sottosegretario.

Il ruolo della Sottosegretaria On. Boffardi, per prima ufficialmente in Italia, ha “lavorato” con appassionata e responsabile dedizione quel lavoro importante e necessario teso a valorizzare anche istituzionalmente la donna nella società e nelle Istituzioni” ed ancora una volta “vedo” che “altri” non vedono le cose giuste e non apprezzate.

In quegli anni di femminismo a volte “molto turbolenti”, l’iniziativa Governativa, oggi 2020 molto trascurata, era finalizzata al precipuo ed incondizionato obiettivo del riconoscimento dei diritti della condizione femminile e della difesa etica della dignità della donna

L’Onorevole Boffardi, da sempre “ammirata” per l’instancabile pazienza nella sua azione, Cattolicissima, non sposata, coraggiosa, ferma, decisa nella difesa e nella certezza del diritto naturale della donna sempre più impegnata nella società, ma anche in famiglia, spesso dedita a congiunti ammalati, disabili, anziani, psicolabili vittime indifese delle feroci violenze.

L’Europa Comunitaria di 257 milioni di donne e 245 di uomini, ossia 105 donne ogni 100 maschi, mentre le femmine sono il 15% più numerose dei maschi tra la popolazione dei Paesi Baltici, in alcuni Paesi, come Svezia, Cipro, Lussemburgo, Malta, dove i due sessi sono numericamente in parità, secondo l’Eurostat, che dedica una ricerca statistica ai due sessi alla vigilia della Giornata internazionale della donna.

Dai dati statistici riferiti alla fine del 2011 emergono curiosità, fenomeni sociali e culturali, abitudini di vario tipo’ che oggi 2020 si evidenzia che nella popolazione Ue con oltre 65 anni le donne sono quasi il 40% in più degli uomini.

Addirittura in Lettonia ci sono 208 donne con oltre 65 anni su 100 uomini ; in Estonia 204, in Lituania 197; in Svezia la popolazione anziana constata 123 donne per 100 uomini.

Fra gli altri elementi che emergono dall’indagine di Eurostat figura che “la proporzione di donne minacciate dalla povertà o dall’esclusione sociale è sempre superiore a quella degli uomini”; si desume inoltre che nei Paesi in cui è più elevato il livello di istruzione, minore è la differenza nel tasso di occupazione tra maschi e femmine, mentre tra le persone che effettuano acquisti on line, le donne si rivolgono soprattutto all’abbigliamento, mentre gli uomini comprano apparecchi elettronici.

L’uguaglianza tra uomo e donna è fondamentale per le Società Democratiche che vogliamo costruire, promuovere la parità tra i sessi deve essere al centro dell’Agenda Politica di tutti i Paesi perché finché le donne non avranno raggiunto le stesse opportunità degli uomini non ci sarà mai né vera democrazia, né pace duratura, lo affermava da Strasburgo Thorbjorn Jagland alla vigilia della Giornata internazionale della donna, ex-Segretario Generale del Consiglio d‘Europa. Il Consiglio d’Europa nell’esaminare il ruolo avuto dalle donne nella Primavera Araba e Jagland esamina la “partecipazione di importanti figure femminili in ogni Regione”, mentre le donne “sono state talmente coinvolte in ogni fase del cambiamento che non sappiamo se il risultato sarebbe stato lo stesso senza il loro apporto”. È importante che ognuno di noi riconosca il contributo delle donne nella guida delle Riforme e nel Progresso Economico e Sociale dove è essenziale che le voci delle donne siano ascoltate nella costruzione della nuova società araba e soprattutto nella lotta contro la discriminazione e gli stereotipi, se le donne avverte il Segretario del Consiglio d’Europa venissero di nuovo emarginate, come in passato, mentre la primavera araba potrebbe diventare un nuovo inverno.

Un nuovo modello di Welfare che tenga conto delle esigenze delle donne, in particolare di quelle più anziane, sarebbe l’impegno per contrastare ogni forma di violenza sia fisica che psicologica e sono state queste le priorità dell’Auser Nazionale sul tema “donne” . L’Osservatorio Pari Opportunità dell’Associazione ha iniziato da tempo un percorso di riflessione e lavoro: nei prossimi mesi verranno organizzati, in cinque diversi territori, dei “focus group” sulle due tematiche individuate. Tra le attenzioni dell’Auser, il tema dell’equità di genere e le possibili discriminazioni che si possono verificare anche all’interno del Terzo Settore, è tematica della presentazione di un “Indagine quantitativa sulla questione di genere nel Terzo Settore e in Auser”.

Ma nella Ue, insiste ancora troppe disparità !

In vista dell’8 marzo, “Giornata Internazionale della donna”, a livello di Ue sono state assunte numerose iniziative (convegni, studi, manifestazioni a carattere politico) per segnalare vari aspetti, positivi e problematici, inerenti l’uguaglianza sostanziale fra donne e uomini in Europa e oltre i confini comunitari, in particolare la Commissione Europea quest’anno, pare, si occupa, assieme all’Europarlamento, della parità retributiva e della presenza femminile nei board dirigenziali delle grandi imprese europee.

Sul primo aspetto è stato sottolineato che se un uomo e una donna Europei lavorassero a eguali mansioni e responsabilità professionali, la donna comincerebbe a percepire lo stipendio su base annua, calcolando la settimana lavorativa a partire dall’inizio di marzo, infatti uno studio Commissionato dall’Esecutivo afferma che “nell’Ue le donne continuano a guadagnare in media il 16,4% in meno degli uomini”.

Per questa ragione la Commissione ” ha inteso sensibilizzare il pubblico sulle disparità retributive uomo-donna”, mentre i dati forniti dalla stessa Commissione mostrano peraltro forti divergenze nazionali, la diversità di stipendi varia dal minimo del 2% circa in Polonia a oltre il 27% in Estonia. Il divario retributivo tra i sessi rispecchia anche “le difficoltà che incontrano le lavoratrici a conciliare lavoro e vita privata: molte donne si vedono costrette a prendere congedi di maternità o a lavorare part-time”.

Il Collegio Barroso ha suggerito alcuni interventi per eliminare tale diseguaglianza inerenti gli orari di lavoro, la formazione scolastica e professionale, la valorizzazione delle donne all’interno dei luoghi di lavoro, mentre la vice presidente della Commissione Europea e responsabile per la giustizia, è inoltre intervenuta per lamentare la scarsa presenza di donne nei vertici delle aziende.

La Politica Lussemburghese aveva chiesto “misure di autoregolamentazione credibili per portare più donne alla guida delle imprese Europee”, ma una relazione pubblicata dall’Esecutivo il 5 marzo mostra gli “scarsi risultati fin qui ottenuti”: la presenza delle donne ai vertici delle principali società europee è di appena il 13,7%, ossia un consigliere su sette. “Sebbene il risultato sia lievemente migliore rispetto all’11,8% del 2010, di questo passo ci vorranno ancora 40 anni per raggiungere un equilibrio di genere accettabile”, dove per individuare correttivi su questo versante la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica “sui possibili interventi da parte dell’Unione, tra cui misure legislative che permettano di riequilibrare la rappresentanza uomo-donna nei Consigli di Amministrazione”..

Di sicuro ci sono state delle tragedie in mare, ma è l’Europa che deve provvedere !

Un “segnale” implica un’attenzione da parte della Chiesa Cattolica sulla scia di quanto ha fatto Giovanni Paolo II con la Mulieris Dignitatem – alla questione femminile, all’insegna della volontà di dialogare di più con la donna, considerata una ricchezza per il ruolo che svolge nella Chiesa e nella società”.

In momenti di forte crisi come questo, il lavoro rischia di diventare un miraggio, soprattutto per i giovani e le donne sono le prime vittime dei tagli

Sicuramente in tema di lavoro, come dimostra l’attività di questo Governo, le cose stanno bollendo con la volontà di aiutare le donne e i giovani, come le due categorie da privilegiare in un momento di crisi. E’ ormai dimostrato che più alto è il tasso di partecipazione lavorativa delle donne, più è alto il tasso di sviluppo di una Nazione. Il lavoro delle donne è dunque una ricchezza per il Paese e favorirlo non va inteso come un’attività di assistenza bonaria per salvaguardare categorie svantaggiate. E’ interesse dell’Italia, insomma, che la percentuale delle donne lavoratrici aumenti: oggi, invece, le donne sono le più svantaggiate, e quelle più giovani non riescono ad entrare e ad avere un futuro che vada al di là di un lavoro precario e così gravano sulle loro famiglie e si rivelano il soggetto più fragile, le prime ad essere espulse o discriminate quando si devono operare dei tagli”. Il mondo femminile si domanda se vi è per le donne italiane, oggi, un pericolo di regresso o di ripiegamento anche in altri settori ?

Certamente il pericolo è sempre in agguato, e io credo che per scongiurarlo sia urgente attivare una comune strategia, attraverso un’alleanza tra mondo Cattolico e mondo ‘Laico’, partendo dalla consapevolezza che il rapporto coniugale non è solo qualcosa di spirituale o di romantico, ma rappresenta una fonte di benessere per il Paese: se marito e moglie non vanno d’accordo, anche prima di arrivare a vere e proprie patologie che possono poi sfociare in separazioni o divorzi, lavorano male, i figli hanno problemi continuamente, e tutto ciò si riverbera nella società. A mio parere, i Corsi per Fidanzati andrebbero promosso non solo dalla Chiesa Cattolica, ma anche dai Comuni: ci vuole un minimo di consapevolezza di ciò che il matrimonio, anche non religioso, comporta, e in questo senso la preparazione ad esso è un tema educativo che diventa anche impegno politico .

Perché, invece, gli stereotipi, come quello della riduzione della donna a puro “oggetto di piacere”, sembrano non conoscere crisi? E’ vero che certi stereotipi sul mondo femminile, specialmente quelli all’insegna di una sessualità ‘usa e getta’, sono duri a morire, ma è anche vero che oggi molte donne, pur di ‘arrivare’, farebbero di tutto, e quindi sono loro stesse a ‘promuovere’ questo tipo di mentalità. Per questo è necessaria una educazione alla corporeità femminile, che renda consapevoli le donne del valore del proprio corpo come ‘tempio dello Spirito’, il quale implica il rispetto, la valorizzazione di sé, la capacità di non svendersi. Lo slogan più attuale, anche per molte donne, è che l’importante è fare successo e andare avanti, mentre l’educazione, invece, si nutre della stima di sé, della cura di sé, dell’amore per il proprio corpo e per quello degli altri, per contrastare tutto ciò che rappresenta uno svilimento della propria dignità .

Crescono gli episodi di violenza di cui sono vittime le donne ?‘

Se leggiamo le cronache più recenti, ci accorgiamo di essere in presenza di un vero e proprio ‘femminicidio’, dove donne uccise per gelosia, per incapacità di accettare la fine di un amore, per vendetta o ritorsione nei confronti delle ex mogli e dei loro figli…Senza contare quelle stuprate, abusate o perseguitate dallo stalking ,credo che la Chiesa Cattolica, oltre a denunciare la strage dei Cristiani, debba alzare la sua voce anche per denunciare la strage delle donne .

Quanto incidono i modelli femminili proposti dai media, sui sogni e sui progetti degli adolescenti ?

Uno dei dati più allarmanti, secondo me, è rappresentato dall’alta percentuale di donne, ma anche di uomini, che non lavorano e che non studiano, rimanendo dunque a carico delle proprie famiglie d’origine, una condizione, questa, che si trascina in pratica anche fino ai 40 anni, e che si trasforma in una colpa che le donne pagano e pagheranno sempre di più. Anche quando le donne studiano e mediamente sono più brave dei loro colleghi uomini, nella loro biografia personale spesso si trovano a dover constatare che studiare non è servito a niente, vista la corruzione e il carrierismo diffuso.

Per contrastare questo ‘clima’, ci vuole uno spirito controcorrente che non possiamo chiedere a tutti .

La Giornata della donna ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni Paesi Europei nel 1911 e in Italia nel 1922. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione.

Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa, mentre altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York.

Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l’erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali. Nel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro.

Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un’idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e di Teresa Mattei. Nei primi anni Cinquanta, anni di guerra fredda e del Ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell’Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico».

Il clima Politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell’opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista .

Ed in ultimo devo far presente come non si rammnta l’operato della Onorevole Boffardi, deceduta, il cui ricordo è rimasto solo nel mondo della disabilità, della sofferenza, del dolore !

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° : Andiamo avanti Con speranza “!

 

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