Crisi Sociale e Famiglia Riesce il “Governo del Cambiamento” a non compiere la quasi disintegrazione sociale?

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Sono ormai molte le cause che influiscono il senso della vita sociale, anzi la maggior parte risiede nella crisi economica e poi soprattutto nella crisi della famiglia .

Quello che colpisce la famiglia è la perdita del senso della vita, la quasi disintegrazione sociale, la povertà, i nuovi poveri, l’educazione, la giustizia sociale, quella istituzionale, insomma un complesso di “circostanze” che determinano lo sfaldamento della istituzione famiglia citate in breve . Ancora una volta dobbiamo ribadire che la famiglia è intesa “ come società naturale fondata sul matrimonio” ( art.29), come società originaria le cui basi non derivano dallo Stato, ma si sono sviluppate attraverso un processo millenario .

I “padri” della n/s Costituzione hanno riconosciuto, giustamente, la parità giuridica e morale dei coniugi, abolendo la supremazia del marito con la riforma del diritto di famiglia nel 1975 dove “ i coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare ( art.144 del Codice Civile), mentre con legge 1 dicembre 1970 n. 898 è stato introdotto il divorzio . Abbiamo fatto riferimento alla perdita del senso della vita ed una crescente prevalenza dell’individualismo, o meglio del relativismo anche dell’essere umano, che comporta la rottura dei vincoli socio-familiari, dove dilagano sostanze stupefacenti che in virtù dei loro effetti malefici infirmano il sistema nervoso centrale e causano menti psicologicamente labili, specie in famiglia ed ora tra i giovani, tendenze che comportano importanti interrogativi di tematiche anche sociali. Assistiamo all’affermarsi del fenomeno della frammentarietà del sapere e proprio per questo spesso è vana la ricerca di quello che “ non pochi si chiedono se abbia ancora senso porsi una domanda sul senso” (punto 81 Capitolo VII° Lettera Enciclica “ Fide set Ratio” del Beato Giovanni Paolo II°).

Osserviamo con profonda preoccupazione anche il costo sociale d’ogni “cosa”, del sovrappopolamento delle carceri ( ma perché il “popolo straniero” non lo si “manda” ai Paesi di origine), una carenza di sistemi educativi, un crescente numero di divorzi, una notevole formazione di coppie di fatto, una società che nega la specificità del matrimonio tra uomo e donna, che non protegge la vita da una crescente delinquenza e violenza causate anche dalla disoccupazione, dalla precarietà dei servizi sanitari, specie quelli ospedalieri, l’aggressività tra consanguinei, una miriade di fatti che rendono la vita una corsa ad ostacoli, che incidono fortemente nelle periferie della grandi città, come sovente “grida” Papa Francesco.  Abbiamo una società senza bambini, una società alla sbaraglio che non protegge la vita, perché come ha detto Madre Teresa di Calcutta “nel mondo occidentale, dove la gente sembra più ricca, vi è una fame più intensa ed una povertà interiore più grande di quella che si riscontra nelle viuzze di Calcutta” .

Cosa possiamo proporre ai politici in questa Torre di Babele, in questa esosa burocrazia ?

Che iniziano un responsabile dialogo nella trattazione della materia sociale e non chiacchiere , che possono rendere giustizia, rendere stabilità nell’ordine pubblico, nelle trattazioni delle necessità della gente, che qui non possiamo elencare, ma che mancano per rendere equità .

 

E con le parole sagge del Santo Giovanni Paolo II° : “ Andiamo avanti con speranza

 

Previte

 

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