La celebrazione della “Giornata Mondiale del Malato” avviene in un sordo silenzio?

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Con Lettera Pontificia del 13 maggio 1992 Giovanni Paolo II° ha istituito la “Giornata Mondiale del Malato”, fissandone la data di celebrazione nell’11 febbraio Festa della Madonna di Lourdes, per ricordare tutti quei malati che portano nel loro corpo i segni di una grande sofferenza psico-fisica .

Giornata-del-malato_2015_TpOggi-200x133L’importanza della promozione della salute mentale e le ricorrenti culture efficientiste di penalizzazione di barriere architettoniche, di situazioni economiche e sociali dei malati psico-fisici e la necessità di agire in maniera più efficace e coordinata, è stata sottolineata dai Vescovi e dalla Sede Apostolica in varie occasioni usando parole di sostegno, di denuncia e di impegno rivolte alla comunità con un incisivo invito ad operare con modalità prioritarie e propositive per un radicale cambiamento legislativo ed istituzionale.

Le ansie, le speranze, le necessità dei familiari dei malati naufragano innanzi alla solidarietà esteriore di una società che continua a chiudersi nel guscio del proprio indifferente egoismo.

Non è da questo millennio che si vuole introdurre con il termine eutanasia, non più l’assistenza affettuosa al malato, ma ad una azione con la quale per una qualunque ragione si vuole porre fine alla sofferenza per una morte indolore, un volto nuovo di licenza di soppressione dell’uomo malato, ponendo problemi inediti e sollecitando più ampie e gravi responsabilità.

Questo “andazzo” rischia di traghettare il nostro Paese e quello ancor più grave i giovani e gli adolescenti verso una cultura dell’egoismo sfrenato, del gelo sempre più emergente e nell’indifferenza cogente, con una metodologia che si va sempre più affermando autonoma e svincolata da ogni rapporto con la legge sociale e quella cristiana.

E’ veramente inconcepibile e profondamente contraddittorio che in una società, la nostra, che tende costantemente e giustamente a riaffermare il valore della vita ( no alla guerra, no alla pena di morte, no al terrorismo), la si neghi, questa vita, attraverso il tentativo di costruire un presunto diritto di “licenza di uccidere”, di atteggiamenti o meno di accanimento terapeutico, di future iniziative per testamenti biologici.

Con questi intendimenti si corre il rischio di “svolazzare” la così detta pietà per le sofferenze insopportabili alla vita senza valore, momenti che potrebbero coinvolgere malati terminali, anziani non autosufficienti o disabili psico-fisici, il budget del ricoverato come lo ho definito, che consiste nel limitare nel nome del risparmio il diritto alla vita ed alla salute dei cittadini, disumanizzando il rapporto sociale, “situazione”che ho condensato in una Petizione giacente nel Parlamento Italiano ( n.307 e 308 assegnata alla 12° Comm.ne Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e col n.31 alla 12° Comm.ne Affari Sociali della Camera dei Deputati dal 18.3.2013 )

Logiche di convenienza ci vorrebbero allontanare dal concetto della solidarietà e dal rispetto per l’individuo-persona, specie se sofferente. Ma la pazienza ha un limite !

Per il mondo civile l’essere umano, la persona, la ragione e la logica non chiedono di morire, ma di vivere. Quando la malattia porta alla sofferenza fisica, ma soprattutto nella patologia psichica, il compito della comunità tutta e delle Istituzioni deve indirizzarsi ad un maggior impegno di tutela del malato.

La politica troppo spesso lontana dalla realtà e tutta intenzionata ad inutili sprechi di tempo e di litigiosità non ha dato risposte esaurienti alle priorità che insistono nel nostro sistema sociale quali : politiche di sostegno e di valorizzazione dell’ente “famiglia”, difesa della vita nascente, carenza di servizi sociali.

Una parola di speranza è precipua, quella che si instauri o si restauri per il bene di tutti quell’istituzione naturale che è la famiglia, che “cura” i propri membri disabili, che “rispetta” la dignità anche dell’uomo-malato, che “dona” comprensione e solidarietà da ogni forma di discriminazione, di emarginazione troppo spesso attuata.

Vale ancora la riflessione dell’antica Roma che non esitava a definire la famiglia “principium urbis et quasi seminarium republicae”il nucleo primo della città semenzaio dello Stato (Cicero “De officiis”)

Questa Giornata non ampiamente celebrata, ma essa è un evento che andando al di là del nostro ambito non deve essere solo rievocazione, ma un fatto costruttivo denso e pieno di significati, specie per i cristiani.

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza” !

Previte

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La nostra Associazione per la promozione sociale costituita nel maggio del 1994 non ha richiesto né gode di contributi economico-finanziari palesi od occulti .

 

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