La pianista Cristina Barbuti: “Gravi reazioni avverse dopo il vaccino Covid, ho perso l’udito e non riesco a camminare”

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Per un musicista il suono è tutto, ma Cristina Barbuti ha perso l’udito e non può più lavorare: “Ho deciso di venire allo scoperto, tanto io come musicista sono finita, non ho niente da perdere”. Barbuti non può nemmeno più camminare da sola. Il racconto tragico e intimo della pianista dopo le reazione avverse al vaccino Astrazeneca

La pianista Cristina Barbuti ha denunciato la tragedia personale che l’ha colpita a causa del vaccino anti-Covid. Dieci giorni dopo la somministrazione ha avuto reazioni avverse molto gravi: ha perso l’udito, è subentrata “la sindrome di Meniere che provoca anche sbandamenti, vertigini forti e, nei casi più sfortunati, ipoacusia profonda neurosensoriale”.

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“Mi chiamo Cristina Barbuti e questa è l’unica cosa che mi viene detta essere attinente a me al momento, perché io sono stata una musicista con una lunga attività, 50 anni di musica. Ho iniziato a suonare il pianoforte all’età di tre anni e questo strumento mi ha accompagnato per tutta la vita. La musica è la mia vita, la musica è il mio modo di esprimermi e per il momento è ancora l’unico modo di esprimermi e di esprimere il mondo che mi circonda, perché tutto per un musicista è suonoun silenzio è una pausa, un passo di un vicino è un ritmo, una voce che racconta, che narra, è una melodia”. Inizia così il drammatico racconto della pianista Cristina Barbuti che, dopo aver fatto il vaccino anti-Covid AstraZeneca ha avuto delle reazioni avverse che non si sarebbe mai aspettata e che hanno comportato una brusca interruzione della sua carriera. Lei infatti ha perso l’udito e ora non può più suonare il piano. Inoltre ha difficoltà nella deambulazione a causa di continue vertigini.

La pianista Cristina Barbuti: “Gravi reazioni avverse dopo il vaccino Covid, ho perso l’udito e non cammino da sola”

“Questa è stata la mia vita fino ad un certo punto – ha rivelato Cristina Barbuti in un’intervista a LaVoce Tv – quando come persona sono andata ad incontrare un evento inimmaginabile per me, la perdita dell’udito, quindi la perdita della musica, che come un musicista senza musica è come un aquilone senza cielo, il mondo è muto e annichilito, è come vedere continuamente ogni giorno che ci si alza dal letto la medusa e rimanere pietrificati, questa è la mia vita attualmente. Cos’è successo?

Ve lo voglio raccontare perché ho deciso di venire allo scoperto, tanto io come musicista sono finita, non ho niente da perdere, sono completamente fuori dall’ambito musicale e dalla mia vita concertistica, che era pur molto attiva e molto soddisfacente. Ho avuto l’onore e la gioia di suonare con i musicisti in tutta Europa e di suonare con mio marito che è stato la mia anima musicale, la mia guida per tanti anni. Avevamo un duo pianistico e abbiamo per vent’anni avuto un’attività molto intensa.

Ma perché ho deciso di raccontare la mia storia? Perché Facebook il 24 febbraio mi ha riproposto di fare la memoria del giorno in cui sono andata a fare il vaccino, tutta baldanzosa e felice perché avevo colto al volo la possibilità di essere tra i privilegiati che facevano il vaccino per primi. Andavo a fare AstraZeneca e ho fatto addirittura una piccola cronaca del mio vissuto partendo dalla partenza da Firenze, l’arrivo ad Empoli, il vaccino e il ritorno a Firenze, sempre più contenta.

Quel giorno sono stata attraversata da un grande moto di rabbia, più che altro per me stessa, più che altro per la delusione che ho dato a me stessa per aver aderito così precipitosamente al primo vaccino che mi veniva proposto, sono stata come spesso mi capita istintiva ed appunto mi ripeto precipitosa e ho raccontato la mia storia per denunciare quello che mi è successo. Sono stata letteralmente sommersa dai messaggi di affetto, di stima, di vicinanza dei miei colleghi che non hanno affatto banalizzato la mia correlazione con il vaccino.

Una presa di responsabilità, questo è quello che desidero ardentemente che accada anche attraverso questa mia pur minima testimonianza. Il vaccino sembrava che salvasse la vitaAdesso sono una persona spenta e priva di quasi qualsiasi entusiasmo per la vita stessa. La sordità è apparsa circa 10 giorni dopo il vaccino di AstraZeneca ed è stata diagnosticata come sindrome di Meniere. Ha colpito l’unico orecchio udente perché in verità io non ero udente dall’età di 20 anni all’orecchio sinistro, quello dove attualmente porto l’impianto Cochlear che mi è stato impiantato al 15 giugno scorso. La sindrome di Meniere, come tutte le sindromi, è qualcosa di molto misterioso, è un insieme di sintomi, che sono sbandamenti, vertigini forti, nei casi più sfortunati ipoaccusia profonda neurosensoriale. Io faccio parte di quei casi sfortunati e pian piano gradualmente ho iniziato a perdere l’udito con l’unico orecchio che sentiva, quindi ho perso l’udito completamente. Porto un parecchio acustico che si appoggia su quel minimo minimo di udito che ancora ho e che spero di conservare, ma temo di perdere anche quello.

Io ho avuto da allora difficoltà terribili a camminare, devo sorreggermi alle persone che sono con me per andare da un posto all’altro. Era impossibile camminare al buio se non sorretta. Ora, grazie a una terapia che mi sta molto aiutando, l’ozonoterapia, sono riuscita a conquistare di nuovo una cosa straordinaria: la possibilità di camminare con prudenza, con attenzione. Però se cammino da sola devo guardare sempre dove metto i piedi e non alzare la testa perché ho le vertigine in quel caso. Per la prima volta l’altro ieri ho cominciato anche ad avventurarmi nel camminamento della notte, in quello del buio e sono riuscita a fare qualche passo. Questo è un successo straordinario per me perché sono diventata autonoma anche se per pochi secondi: era una sensazione che avevo completamente dimenticato. La logopedia è quella che mi sta aiutando ad insegnare al mio cervello a udire con l’impianto cocleare e sto facendo due sedute la settimana di logopedia ed esercizi quotidiani per far sì che tutto quel frastuono che sento, che sono i rumori del mondo ma completamente cacofonici dentro il mio impianto e quindi direttamente nel nervo acustico, piano piano vengono riconosciuti come i rumori del mondo, riesco a capire qualcosa, riesco a seguire un discorso nel silenzio con molta attenzione.

Mi spiace, questa è una storia davvero triste, ma il silenzio è un bene che non possiedo più. Tenetevi cari il silenzio, è qualcosa di prezioso per la meditazione, per la preghiera, per il contatto con sé stessi. Io ho un acufene continuo. La mia testa urla ed è un suono fisso che potrebbe farmi impazzire se non avessi il supporto di farmaci che mi tengono tranquilla e se non avessi fatto un’ottima psicoterapia che mi ha aiutata ad accettare il fatto di aver perso la mia autonomia e aver perso la musica, perché io non solo non posso più suonare, ma la musica l’ho persa. Io non riesco più a sentire la musica. Riesco con degli esercizi che faccio quotidianamente a seguire a mala pena una canzone di Michael Jackson quindi canzoni pop che conosco già, perché non sarei in grado di sentire una canzone e di seguirla, se non la conosco. La musica classica non riesco a seguirla proprio, ma mi sono prefissata di farcela.

Con questo mio discorso mi rendo conto che può essere passato il messaggio di Cristina Barbuti vista come una persona molto forte e determinata. Non vi lasciate ingannare, io sono una persona finita ho perso tutto perché ho perso non soltanto la musica e la mia identità di musicista, ma ho perso la socialità, ho perso il piacere di sentire una voce, ho perso ciò che era più importante per me: il dialogo il confrontarmi con le persone e la mia verve. Avevo un certo smalto come persona ed avevo voglia sempre di scherzare, ero circondata da tanti amici che mi sono stati accanto. Ho avuto molta vicinanza, non sono rimasta sola.

Il momento in cui ho capito che la correlazione con AstraZeneca poteva essere effettivamente una cosa reale è stato buffo. Io ero a fare la pre-ospedalizzazione per il mio intervento di impianto cocleare e sono andata a fare la visita con l’anestesista. Ho detto: “Tutto questo mi è successo dopo AstraZeneca”. Quella signora, che non dimenticherò mai, con degli occhi molto profondi e molto belli, ha alzato il volto dalla scrivania, si è fermata. Aveva la penna in mano e mi ha guardata. Io ho guardato lei, ci siamo guardate in silenzio. Poi lei è tornata a fare il suo lavoro e a prendere i miei dati così come le era stato richiesto.

Nel mondo medico mi è stato molto vicino un mio medico curante, che ha sempre creduto nella correlazione con il vaccino di AstraZeneca perché ha avuto molti casi anche simili al mio di sindrome di Meniere e continua ad essermi molto vicino. Mi ha sostenuta anche quando avevo dubbi se fare questa intervista o lasciare questa mia piccola testimonianza o lasciar perdere.

Alcuni medici ai quali avevo parlato della correlazione temporale con il vaccino di AstraZeneca avevano risposto “beh succede che quando una persona è non udente da un orecchio ad un certo punto inizi ad essere non udente anche dall’altro. Questo accade per motivi del tutto misteriosi che non sono stati indagati perché non si hanno gli strumenti per indagarli quindi sfortunato che ci capita”. Io non mi sono ritenuta soddisfatta da quella risposta e da quel momento in poi ho cominciato a credere che la classe medica non fosse dalla parte di noi ultimi, di noi muti, di noi silenziosi che non abbiamo avuto la possibilità. Non c’è stato un dibattito pubblico, non abbiamo avuto la possibilità di esprimerci. Sto parlando di noi vittime, di quello che probabilmente è stato veramente l’effetto del long term del vaccino AstraZeneca. Anche degli altri vaccini non si parla, ma noi abbiamo avuto le nostre vite distrutte, ci sono rapporti di coppia che sono scoppiati, ci sono figli che sono stati persi perché è mancato il dialogoci sono persone che si sono ritrovate paraplegiche, ci sono persone che hanno avuto improvvise leucemie di quarto grado e tutto molto più grave di ciò che sto sopportando io per esempio.

Io ho perso la sensibilità alla gamba sinistra e non l’ho mai più recuperata ed ho detto qui questo vaccino mi ha fatto male. Quando ho raccontato all’estero che probabilmente era stato proprio Astrazeneca a causarmi questo disastro che mi aveva espulsa dalla vita concertistica, io all’estero ho avuto una grande comprensione. Nessuno mi ha detto beh questo non è possibile o ha banalizzato la mia esperienza. So invece che in Italia chi ha scelto di non vaccinarsi ha avuto vita dura. C’è stata una ghettizzazione che mi viene riferita da persone anche che mi sono molto vicine. Alla fine pensate che violenza su se stessi: per non perdere il posto di lavoro hanno dovuto aderire alla campagna vaccinale e farsi vaccinare nonostante quello per loro fosse addirittura una certezza infierire sul proprio corpo e sulla propria psiche. Non è questo il mio caso, io sono andata allegra e contenta a fare il vaccino. Sono stata precipitosa, come ripeto, a prendere al volo il primo che mi è capitato per essere prima su tutti gli altri. Ma questa è un’altra Cristina perché la Cristina di adesso non ha la forza neanche di alzare un braccio figuriamoci se ha la forza di prendere al volo un’occasione, immaginare un futuro è ancora troppo presto al momento mi pare che non vi sia un futuro per me se non di altro dolore, di altra sofferenza, di altre mattine in cui mi sveglio con l’acufene, con la difficoltà a camminare e con la fretta nonostante la difficoltà a camminare di raggiungere l’impianto e l’apparecchio per potermi connettere a quel mondo che mi è così estraneo perché è non codificabile con i miei apparecchi. Ma d’altra parte è anche difficile parlare del qui ed ora perché il mio qui ed ora non è affatto invidiabile, io vivo con un continuo rumore urlante in testa e ho difficoltà a relazionarmi a tutto e a tutti, ma sto progettando qualcosa nel futuro perché mi è rimasta una lucettina piccola piccola dentro, che è la cura della persona. Prendersi cura di sé anche se è ormai una fiammella flebile flebile, io ho ancora fiducia nelle istituzioni perché io devo avere fiducia nelle istituzioni, perché non ho scelta, se no si romperebbe il patto stato-cittadino e questo porterebbe all’anarchia, porterebbe alla follia collettiva nonostante io sia stata ferita ed io sia una vittima di scelte che probabilmente sono state sbagliate e sono state crudeli perché l’obbligo alla vaccinazione è stato in infierire sulla umanità del singolo senza precedenti perché persone sono state costrette a sottoporre il proprio corpo, il proprio destino a ciò che credevano essere terribilmente sbagliato. Quindi
nonostante siano state fatte delle scelte che io reputo sbagliate devo poter continuare amaramente però a credere nelle istituzioni e nella relazione stato-cittadino perché non ho scelta, perché altrimenti cosa rimane? Rimane un relitto sordo senza società ad un angolo della strada perché questo rimarrebbe di me”.

Chi è Cristina Barbuti

Cristina Barbuti è una apprezzatissima pianista. L’artista si è specializzata in musica da camera a Praga alla Sandor Vègh International Chamber Music Academy e in Israele alla Rubin Academy of Music and Dance presso la Jerusalem Heberw University e negli stessi anni collabora con la UCLA Los Angeles nel dipartimento di cultura italiana. Ha suonato in Italia, Germania, Austria, Belgio, USA e Israele in varie formazioni cameristiche e in numerosi Festival internazionali. Ha inciso per Stradivarius musiche del compositore svizzero Willy Merz, lavoro segnalato con quattro stelle dalla rivista Le monde de la musique, Paris.

Nel 2001 ha intrapreso con Alexander Lonquich l’attività di duo pianistico suonando in Austria, Germania, Svizzera, Norvegia, e Italia e collaborando con prestigiose orchestre quali la Stuttgarter Kammerorchester e Camerata Salzburg. In occasione del Festivaletteratura di Mantova edizione 2007, il duo ha ideato con l’Orchestra da Camera di Mantova e l’attore Sandro Lombardi una serie di tre concerti dedicati al “sentimento di infanzia” dal titolo L’infanzia di Saturno. Cristina Barbuti si è da sempre interessata a ricerche sull’espressività non solo musicale intesa come linguaggio attraverso il quale affrontare in modo specifico anche la formazione dei musicisti recentemente specializzandosi in Artiterapie secondo il modello della Psicologia della Gestalt. Con Alexander Lonquich e con l’attrice Vincenza Modica ha condotto numerosi laboratori teatrali e musicali presso importanti istituzioni.

 

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