I segni e la comunicazione: cenni di semiotica

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I segni e la comunicazione I segni indicano una relazione con un oggetto che produce altri segni. Un esempio può essere una fotografia che non solo rappresenta un’immagine, ma suscita pensieri e ricordi. I segni costruiscono rimandi che chiedono di essere compresi e capiti. I pensieri, la vita e la realtà sono un susseguirsi di segni.

È questo che fa la semiotica, mettere al centro i segni e cercarne il significato. Pierce, un filosofo di formazione logica matematica grazie a suo padre, ha dedicato la sua esistenza alla semiotica ed è oggi riconosciuto come padre fondatore del pragmatismo. Questo filosofo è grande nella logica simbolica e nella semiotica. È morto povero, i suoi studi sono stati conosciuti e pubblicati dopo la sua morte. Per Pierce i segni erano prima di tutto divini. Egli riprende la Bibbia per la quale etimologicamente “segno” indicava il miracolo. Per Pierce, il segno è un indizio divino che deve essere interpretato.

Il segno è sempre distinto dalla parola, come il fumo e il fuoco. Il filosofo moderno che si occupa di segni è Locke, per il quale le idee sono segni, le parole che le spiegano invece sarebbero segni di secondo grado. Pierce sistematizzerà questa proposta; egli considererà che l’uomo stesso è un segno. Assistendo alle grandi rivoluzioni tra XIX e XX secolo ebbe stimoli potenti per il suo pensiero. Egli leggeva la realtà come un mondo di segni. Il pragmatismo privilegiava la dimensione dell’operare attivo sul pensiero, in una logica di sviluppo e di progresso.

La semiotica ha una sua storia organizzata. I segni sono caratterizzati da significanti e significato, in quanto immagine mentale. I segni spesso sono arbitrari, per ragioni di tipo storico o contingente all’interno di una competenza sociale. I segni si influenzano gli uni gli altri, sono linguistici, ma non solo. Essi sono caratterizzati dalla loro struttura sociale, sono molto mutabili nel tempo. Il modo di relazionarsi, il loro distinguersi è stato chiamato strutturalismo.

Nell’Ottocento, riferendosi al ragionamento, si parlava di induzione e deduzione. La deduzione era un ragionamento fondato su premesse con conclusioni certe, mentre l’induzione è fondato su conclusioni conseguenti a premesse particolari costruite sulla probabilità. Accanto a questi ragionamenti Pierce parlava di ragionamento ipotetico usando il termine “ragionamento abduttivo”. È questo il ragionamento tipico dei romanzi gialli. Saper mettere insieme fatti, con il ragionamento abduttivo, tra loro non necessariamente collegati, era la novità. È la forma di ragionamento che useremmo di più per Pierce.

Lo strutturalismo cerca le strutture, sistemi di elementi dove contano le relazioni. Le lingue ad esempio hanno sistemi di suoni, basti pensare agli accenti di una stessa lingua. Allo stesso modo tutte le idee umane funzionano in relazioni simili. La semiotica è segnata profondamente dalla radice strutturalista. Pierce è il padre del pragmatismo per il quale ogni cosa è determinata dalla sua rilevanza pratica. Tale massima pragmatica reimposta il modo tradizionale di concepire la logica tradizionale dei metodi della scienza. Il pragmatismo sarà resa famosa per tutto il Novecento.

Nel XX secolo insieme all’ermeneutica e alla filosofia analitica il pragmatismo sarà una delle filosofie più importanti. Il campo dei segni, oggi ha interesse per la comunicazione. Il comunicare è il grande tema della semiotica contemporanea. Tutto ciò è fondamentale per comprendere perché alcuni segni come facebook o i social attirino molto.

Per la spiritualità e la religione la semiotica è di vitale importanza. È interessante sapere che il Vangelo di Giovanni, nella seconda parte del suo testo, è definito il libro dei segni, indicando con tale termine ciò che chiamiamo miracoli. Il linguaggio dei sacramenti, è una comunicazione di “segni”, definito da Sant’Agostino come “Segni efficaci di salvezza”.

Oggi per rendere sensata la comunicazione c’è bisogno di storie. Noi viviamo di microstorie. La semiotica pensa ogni cosa come una storia, basti pensare a una parola che richiama a storie, o immagini come quadri. La tradizione iconografica cristiana ha fatto narrazione da sempre, attraverso le immagini e annunci narrativi. Oggi la semiotica moderna si dedica all’analisi delle fiabe, le quali hanno passaggi costanti ed obbligatori. Sotto le molteplicità culturali ci sono strutture uniche. Il mondo è portatore di una sua logica fatta di segni.

Ci sono nuovi segni dei tempi che impongono una riflessione seria di tipo culturale, antropologico e spirituale. Si ha la sensazione di tante chiusure o di incapacità di analisi del reale. Don Tonino Bello diceva che oltre ai segni dei tempi è arrivato il tempo dei segni. Anche la fede è dunque chiamata a comunicarsi con la vita e non con le parole, con l’esperienza e non con la moralizzazione.

I credenti capiranno che i modelli tridentini su cui poggia tanta pastorale della Chiesa non ha più ragion d’essere in un mondo complesso sia all’interno che all’esterno di ogni istituzione? La Chiesa, sacramento universale di salvezza, in quanto segno di grazia saprà essere visibile dell’invisibile, icona di Cristo solo se serva e discepola del suo maestro? Che sia arrivato il tempo di segnare una nuova storia con la vita narrata, divenendo segni di fede con la propria umanità, più che andare a cercare la fede in segni esterni.

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