di Alessandro Giuliani – Tecnica della scuola

Sulla stabilizzazione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione c’è una situazione di stallo preoccupante: parliamo di circa 60 mila operatori sparsi per le scuole di tutta Italia che affiancano ogni anno scolastico tra i 70 mila e gli 80 mila alunni disabili con minore autonomia – con disabilità fisica, psichica e sensoriale -, almeno per una decina di ore a settimana, facendo così in modo che abbiano assistenza anche quando non è presente in classe il docente di sostegno.

Si tratta di figure professionali specializzate che vengono garantite alle scuole, attraverso delle cooperative autorizzate, attraverso finanziamenti annuali emessi dagli enti locali. Con lo Stato che, di tanto in tanto, come a fine 2022 con la Legge di Bilancio, contribuisce al potenziamento dell’importante servizio.

I sindacati hanno più volte chiesto, anche al Parlamento, che tutti gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione diventino dipendenti pubblici: il ruolo che ricoprono, del resto, è ormai considerato indispensabile nelle scuole e non si comprende perché debbano continuare a rimanere “appesi” al via libera annuale delle Regioni. In Parlamento esistono già alcuni disegni di legge che caldeggiano soluzioni per far diventare dipendenti pubblici questi professionisti

La richiesta ai senatori

Quella degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione è una figura prevista dalla Legge 104/1992 per il concreto ed effettivo diritto allo studio, l’integrazione degli studenti con disabilità fisica, psichica e sensoriale.

La Uil ha rilanciato l’esigenza durante una audizione svolta al Senato il 22 marzo davanti alle commissioni Istruzione e Affari sociali.

L’organizzazione confederale ha chiesto, attraverso il segretario nazionale Uil Scuola Rua Enrico Bianchi e la funzionaria Uil Rossella Buccarello, di “rendere stabile il lavoro di migliaia di lavoratrici e lavoratori, valorizzarne la professionalità frammentata da contratti diversi nascenti da esternalizzazioni dei servizi per la faticosa gestione richiesta ai Comuni e le Province che continua a tradursi in disparità di trattamento economico e condizioni di lavoro precarie”.

La Uil ha aggiunto che “serve un intervento chiaro, riconoscendo a questi operatori il contratto nazionale della scuola”, perché questa figura professionale oggi “collabora all’interno del corpo scolastico per i percorsi di autonomia e inserimento dei giovani affetti da disabilità” e la sua stabilizzazione “completerebbe – insieme alle altre professionalità operanti – l’effettivo processo di inclusione scolastica”.

Un concorso solo per loro

Il sindacato ha quindi rivendicato l’avvio di “un concorso riservato il personale che possa vantare almeno 36 mesi di servizio, anche non continuativi come assistente per l’autonomia e la comunicazione nelle istituzioni scolastiche statali”.

“Per fare ciò chiaramente – hanno sottolineato i rappresentanti della Uil – è necessario istituire l’organico necessario a far fronte a questa esigenza e che sia aggiuntivo rispetto all’attuale. A nostro parere rappresenta la condizione dirimente per non gravare sui posti attuali in dotazione già palesemente carenti rispetto al fabbisogno delle scuole, messe a dura prova sia dalla passata emergenza epidemiologica che dalla gestione delle somme del PNRR che rischiano di trasformarle in ‘stazioni appaltanti’, distogliendo il personale dai consueti e necessari adempimenti quotidiani”.

I sindacalisti hanno quindi chiesto a “gran voce” l’avvio “sia dei percorsi riservati che permettano di stabilizzare i 250mila precari che ogni giorno fanno funzionare la scuola, sia l’abolizione del numero chiuso delle università per il conseguimento della specializzazione sul sostegno”.

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