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Linee guida nuovo Pei: profilo di funzionamento ministero della salute

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di Ilaria Staffulani

Sono disponibili ormai da un paio di mesi le linee guida inerenti la certificazione di disabilità e il profilo di funzionamento per la redazione del nuovo PEI su base ICF. Le ha rilasciato il ministero della Salute. Grazie a queste linee guida, è stato finalmente ascoltato l’appello di tutti coloro i quali appartengono al mondo della disabilità scolastica, comprese associazioni, insegnanti e dirigenti scolastici. Ora è possibile procedere con la redazione del nuovo PEI avendo punti di riferimento più chiari.

Le linee guida

Le Linee Guida definiscono:

a) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, tenuto conto della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) e della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) dell’OMS;

b) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di funzionamento, tenuto conto di ICF dell’OMS”.

Il decreto legislativo n. 66 del 2017 introduce nel preesistente percorso di accertamento dei bisogni dell’età evolutiva per l’inclusione scolastica alcune sostanziali novità, rispetto alle quali le presenti Linee Guida intendono costituire garanzia di uniformità interpretativa e operativa sul territorio nazionale:

una nuova composizione della commissione: l’art. 5, comma 2, lettera a) del decreto legislativo n. 66 del 2017, modificando l’art. 4 della legge n. 104 del 1992, individua specifiche competenze mediche specialistiche per l’accertamento dell’invalidità civile e dell’handicap, nel caso in cui gli accertamenti riguardino persone in età evolutiva;
un nuovo momento accertativo: l’art. 5, comma 2, lettera b) del decreto legislativo n. 66 del 2017, novellando il comma 5 dell’art. 12 della legge n. 104 del 1992, stabilisce che “Contestualmente all’accertamento previsto dall’articolo 4 per le bambine e i bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, le commissioni mediche di cui alla legge 15 ottobre 1990, n. 295, effettuano, ove richiesto dai genitori della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente con disabilità, o da chi esercita la responsabilità genitoriale, l’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica. Tale accertamento è propedeutico alla redazione del profilo di funzionamento…”;
una modalità valutativa che tenga conto dei criteri del modello biopsicosociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF), utile a fornire elementi per la descrizione dell’interazione fra un individuo con problemi di salute e i suoi limiti e potenzialità con la specificità del contesto reale in termini di barriere e facilitatori;
il modello biopsicosociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) come comune denominatore di tre processi sequenziali: descrizione del funzionamento, accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, redazione del Piano educativo individualizzato (PEI);
la predisposizione di nuovi documenti a cura delle Aziende sanitarie e dell’INPS: il certificato medico diagnostico-funzionale che correda la domanda per l’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica; il verbale di accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica; il profilo di funzionamento necessario ai fini della predisposizione del Piano educativo individualizzato (PEI), e parte integrante del Progetto individuale (PI), di cui all’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 3283;
l’utilizzo di supporti informatici per la redazione dei nuovi documenti, finalizzato a garantire uniformità di forma e di contenuto sull’intero territorio nazionale;
la necessità di fare riferimento a due classificazioni internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS): la Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) e la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF);
la necessità di tenere concatenate e coerenti tra di loro la descrizione del funzionamento di bambine e bambini, alunne e alunni, studentesse e studenti e l’individuazione e l’articolazione delle misure di sostegno (fattori ambientali scuola: strumenti e strategie) indicate nel PEI.

Confermate le indicazioni

Viene confermata la validità dell’indicazione contenuta nell’art. 5, comma 1, lettera g) della legge 5 febbraio 1992, n.104, ove è previsto, ai fini del coordinamento e dell’integrazione tra i sevizi territoriali, la stipula degli accordi di programma di cui all’articolo 34 del D.Lgs. 18/08/2000, n. 267 recante “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”.

Le figure sottostanti schematizzano il flusso accertativo di invalidità civile, handicap e disabilità ai fini dell’inclusione scolastica e i rapporti del predetto flusso con l’elaborazione del Profilo di Funzionamento e del Piano educativo individualizzato (PEI).

Docente tutor compenso: verrà pagato di più e sarà presente in ogni classe a partire dal prossimo anno

Sta facendo particolarmente discutere il tema del docente tutor e delle sue funzioni. Una figura voluta dal nuovo ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara i cui contorni iniziano a delinearsi in maniera più precisa: “Verrà introdotta la figura del docente tutor per ogni gruppo classe, il docente che dovrà avere una formazione particolare, ed anche essere pagato di più, e che dovrà in team con gli altri insegnanti seguire in particolare quei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento ma anche di quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hanno bisogno di accelerare”.

Via a una formazione specifica

Ci saranno ancora alcuni mesi per capire esattamente quali saranno le mansioni di questa nuova figura professionale all’interno del mondo della scuola, considerato che la figura del tutor entrerà in vigore “dal prossimo anno scolastico, nel contempo avvieremo gradualmente una formazione specifica. Siamo anche riusciti ad ottenere dal Mef il consenso per utilizzare fondi del Pnrr per pagare docenti e personale Ata, impegnati nella lotta alla dispersione scolastica. I piani e gli interventi contro l’abbandono dovranno essere almeno biennali”.

Salto di qualità

Il ministro Valditara ha ben chiara la direzione che dovrà prendere il mondo della scuola e dell’insegnamento nei prossimi anni per consentire all’istruzione italiana di fare quel salto di qualità che manca ormai da troppo tempo: “L’insegnamento va il più possibile personalizzato, proprio perché la scuola del merito di cui parliamo noi deve sviluppare i talenti individuali dei ragazzi, promuovendo le attitudini di ciascuno”.

Consigli a studenti e famiglie

In questo senso, sarà data particolare attenzione all’orientamento nelle scuole, finalizzata a ridurre il fenomeno della dispersione scolastica. Secondo il ministro Valditara, è fondamentale “l’orientamento, che deve dare consigli ai giovani e alle famiglie sulle scelte più opportune sulla prosecuzione degli studi. Occorre cioè da una parte che la scuola sappia individuare le potenzialità dello studente, dall’altra è necessario recuperare informazioni dai territori per conoscere le concrete prospettive formative e occupazionali. La scuola deve far emergere le attitudini dei ragazzi, come l’arte socratica della maieutica”

Lotta alla dispersione scolastica

Per il nuovo ministro c’è un nemico nella scuola italiana: “La grande sfida è combattere la dispersione scolastica – aggiunge Valditara – I dati sono impressionanti: in Italia il 13,2% dei ragazzi tra 15 e 19 anni non studia e non lavora. Per fare degli esempi, in Romania la percentuale è del 12,1%, in Germania del 5%, in Portogallo del 2,6%, in Svezia del 2,5%”.

“Portare questo dato sotto al dieci per cento entro qualche anno sarebbe un buon punto di partenza”, prosegue.

Aumento stipendio dirigenti scolastici: riprendono le trattative per il rinnovo del contratto

Con il rientro in classe di tutti gli studenti sul territorio nazionale, riprendono ufficialmente le attività connesse alla scuola e si torna a parlare del rinnovo del contratto scuola. Prima della pausa natalizia è andata in archivio una parte importante della trattativa, quella che ha consentito di aumentare gli stipendi del personale scolastico e di saldare gli arretrati relativi al periodo di vacanza contrattuale.

Nuovo incontro nei prossimi giorni

Adesso è il momento di riprendere a discutere della arte normativa, tenendo presente che il Governo ha promesso una nuova discussione sul tema economico per integrare le cifre di cui si è discusso prima di Natale. L’appuntamento è previsto per l’11 gennaio quando ministero e sindacati si troveranno nuovamente per portare avanti la discussione sulla parte normativa del contratto Istruzione. Questo consentirà di mandare in archivio il tema del rinnovo del contratto nazionale 2019-2021.

I punti cruciali

“È stato un anno importante per la contrattazione del pubblico impiego. – sottolinea all’Ansa, Antonio Naddeo, presidente dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) – Infatti si sono chiusi tutti i contratti relativi al personale non dirigente. Per le funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici), locali (regioni, province e comuni), e sanità i contratti sono completi sia per la parte economica che per quella normativa. Per il comparto istruzione e ricerca si sta chiudendo la parte normativa”. S i parlerà anche dell’aumento dello stipendio dei dirigenti scolastici

Valorizzazione Dsga

Non sarà una trattativa semplice, considerato che tra il governo e i sindacati ci sono numerose divergenze circa temi come profili e ordinamenti professionali del personale amministrativo, mobilità, formazione, valorizzazione Dsga, contrattazione integrativa, relazioni sindacali, lavoro a distanza. Archiviata la trattativa per il rinnovo del contratto 2019-2021, si potrà intavolare la discussione per il contratto attualmente in essere, e che dovrà portare a ulteriori aumenti come promesso dal Governo in fase di contrattazione.

Una partita sulla quale sindacati e governo si giocano molto della loro credibilità, considerato che le cifre sulla base delle quali è stato firmato il rinnovo del contratto hanno lasciato delusi molti appartenenti al personale scolastico.

Nuovo reclutamento docenti 2023: docenti con tre anni di servizio accedono al concorso senza abilitazione

Ci sono ancora diversi dettagli da definire per quel che riguarda il nuovo sistema di reclutamento docenti. La riforma del ministro Bianchi è intervenuta per cambiare il meccanismo per accedere alla professione. Mancano ora i decreti attuativi che ufficializzando il meccanismo dei 60 Cfu potranno delineare in maniera più precisa quale sarà il percorso riservato agli aspiranti insegnanti.

Il numero chiuso

Il nuovo ministro Valditara ha lasciato intendere che i punti fermi della riforma reclutamento docenti non si toccheranno, ma è probabile che qualche aggiustamento possa arrivare in corsa, a cominciare dall’accesso a numero chiuso ai percorsi universitari.

Il precedente ministero sostiene che non si possono abilitare più docenti di quanti se ne possono stabilizzare. E’ probabile che in questo senso possa cambiare la visione del governo di centrodestra contrario al meccanismo del numero chiuso.

I docenti con tre anni di servizio

Capitolo a parte è quello che riguarda i precari da stabilizzare, per non disperdere la loro professionalità acquisita. Il Dl 36/2022 è intervenuto per modificare il reclutamento degli insegnanti non dimenticando le esigenze dei docenti con tre anni di servizio.

La riforma prevede che la partecipazione al concorso sia riservata a chi è in possesso del titolo di studio richiesto dalla classe di concorso e che hanno svolto, entro il termine di presentazione delle istanze di partecipazione al concorso stesso.

Accesso senza abilitazione

L’importante è che sia un servizio presso le istituzioni scolastiche statali di almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, di cui almeno uno nella specifica classe di concorso o nella tipologia di posto per la quale si concorre, nei cinque anni precedenti.

Quindi per i docenti precari con servizio ci sarà la possibilità di accedere direttamente al concorso anche senza abilitazione.

 

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