Disabili e paritarie, così il governo aiuta la libertà di scelta

Molte famiglie con figli disabili finora rinunciavano alle paritarie per l’elevato costo dei docenti di sostegno. Ma ora il governo ha cambiato spartito

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Che siamo di fronte ad un governo di riformisti si vede anche da “piccole” cose.

Per esempio non si parla e basta di “quanto è importante la scuola”, ma si mettono risorse. Non si resta inermi rispetto alle cose che non aiutano i ragazzi, ma si mettono in cantiere riforme: orientamento, organizzazione, istituti professionali, Its, solo per fare alcuni esempi del Pnrr.

di Gabriele Toccafondi

Un governo che non si nasconde quando si parla di scuola e riconosce l’importanza di tutto il sistema di istruzione, paritarie comprese. Un percorso che negli ultimi anni, l’ho ricordato più volte, il Parlamento ha già fatto e in modo molto trasversale e non ideologico e con vari emendamenti, ma è il governo Draghi che a luglio nel decreto sostegni e adesso nella legge di bilancio, riconosce e conferma risorse alle scuole statali e alle paritarie.

Questa legge di bilancio conferma, con un rifinanziamento e fino al 2023 compreso, le risorse in aiuto alle famiglie con figli disabili che frequentano le paritarie.

Una cosa non scontata e soprattutto, affatto scontata era la mossa autonoma del governo.

Alla disparità scolastica, dettata dall’ostacolo economico, se ne aggiunge da sempre un’altra, quella per le famiglie con ragazzi con disabilità. Il costo degli insegnanti di sostegno (circa 30mila euro l’anno ad insegnante) ricadeva sulle scuole e sui genitori e quindi sulle rette e non poche famiglie rinunciavano, loro malgrado, ad iscrivere il figlio ad una scuola paritaria, con buona pace del diritto costituzionale di libertà di scelta educativo. Nel 2015 fu il governo Renzi a creare il fondo destinato alle scuole che accolgono i 12mila ragazzi, bambini, adolescenti che frequentano le scuole, gli asili paritari. 1.000 euro all’anno quale contributo, raddoppiato nel 2017 quando il fondo diventò di 24 milioni. Nel 2019 con legge di bilancio fu creato anche un fondo di ulteriori 12 milioni ad esclusiva destinazione del percorso dell’infanzia.

Ma la novità è che, dopo l’emendamento ricordato, il fondo rivolto a tutto il percorso paritario arriva a 102 milioni di euro e (per ora) fino al 2023 compreso.

Per ogni bambino con disabilità, lo Stato assicura così un contributo utile, utilissimo per contribuire al pagamento dell’insegnante di sostegno e per abbassare le rette alle famiglie.

Un mattone, quello dei contributi sulla disabilità, che si aggiunge a quelli già presenti e confermati: i 512 milioni stabilizzati, quale contributo nazionale alle scuole, e gli 800 euro a bambino o ragazzo di detrazioni fiscali che le famiglie ogni anno possono utilizzare in dichiarazione dei redditi a figlio.

Un percorso iniziato nel 2015, prima inesistente. Cifre in crescita, quando prima c’era solo incertezza e tagli. Una serie di iniziative che hanno la volontà di aiutare le famiglie, i gestori, i ragazzi e che vanno nella direzione di aiutare le famiglie nella libertà di scelta educativa.

Una strada ancora lunga ed in salita ma siamo sulla strada giusta: quella delle decisioni e delle riforme.

 

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