Uno stesso circuito per lingua parlata e lingua dei segni

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I circuiti cerebrali che presiedono alla costruzione di espressioni e frasi complesse nel linguaggio parlato e in quello dei segni sono gli stessi, nonostante la radicale differenza delle vie neurali impegnate nella loro articolazione. Questo induce a ipotizzare che i circuiti rappresentino il nucleo fondamentale del linguaggio umano(red)

Female teacher working with deaf children using sign language in a special school.

 

La costruzione di espressioni complesse nel linguaggio parlato e nella lingua dei segni si fondano entrambe sullo stesso gruppo di circuiti neurali. Lo ha dimostrato uno studio effettuato da ricercatori della New York University e della San Diego State University, che firmano un articolo su “Scientfic Reports”.

Poiché le lingue dei segni e il parlato sono distinte sia percettivamente sia nei meccanismi di articolazione, le loro basi neurali divergono sotto molti aspetti: la programmazione di un gesto manuale è chiaramente diversa dai movimenti della bocca, e la percezione del linguaggio dei segni coinvolge la corteccia visiva mentre il discorso è elaborato nella corteccia uditiva. Tuttavia, già in passato alcune ricerche avevano dimostrato che la struttura dei due linguaggi, parlato e dei segni, è fondamentalmente simile, suggerendo che esista comunque una somiglianza anche neurobiologica sia pure a un livello più astrato, per esempio in proprietà strutturali e semantiche del linguaggio in qualche modo codificate nel cervello

Nel nuovo studio Liina Pylkkanen e colleghi hanno studiato con la magneto-encefalografia (MEG) l’attività cerebrale durante la produzione di frasi complesse nella lingua dei segni americana (ASL), durante il parlato di soggetti sordi che padroneggiano l’ASL e il parlato di soggetti normodotati. La magneto-encefalografia è una tecnica che mappa l’attività neurale registrando i campi magnetici generati dall’attività elettrica cerebrale.

A tutti i soggetti sono state mostrate le stesse immagini, che essi dovevano descrivere indicando per esempio quale oggetto veniva mostrato, il colore e il colore dello sfondo, costruendo quindi una frase di una certa complessità.

L’analisi dei dati ha mostrato che per tutti questi gruppi di persone la costruzione di frasi ha coinvolto le stesse parti del cervello (la corteccia temporale anteriore e quella ventromediale di sinistra) con tempi e ritardi di attivazione simili, nonostante i successivi processi necessari all’articolazione della fase (o l’apparato vocale o le mani) siano diversi tra loro.

I ricercatori sottolineano che la somiglianza neurobiologica tra segno e parola va dunque oltre le somiglianze di base, come la lateralizzazione cerebrale del linguaggio; in particolare il risultato dimostra che è sempre la stessa rete neurale frontotemporale a gestire la pianificazione di espressioni linguistiche strutturate, che rappresenta verosimilmente, dice Pylkkanen, “il nucleo fondamentale del linguaggio umano”.

http://www.lescienze.it

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