Anche i non vedenti possono assistere alla partita: a Bologna lo stadio è “par tòt”

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Il progetto dell’associazione W il Calcio si basa su un sistema usato anche dalle audioguide per turisti. E per il futuro sono allo studio nuove proposte

TRA I 19351 spettatori che domenica erano presenti allo stadio Dall’Ara per Bologna-Napoli, ce n’erano sei che non hanno visto la partita: non si tratta di ultras che hanno voltato le spalle al campo per protesta o di tifosi che si sono appisolati (anche perché il match è finito con uno spettacolare 3-2), ma di tifosi del Bologna ciechi o ipovedenti.

Assistere a una partita di calcio senza vederla, grazie ad un racconto dedicato da parte di due cronisti con un semplice sistema, quello usato dalle audioguide per turisti: è questa l’idea alla base del progetto “Stadio par tòt” (in dialetto bolognese) lanciato dall’associazione W il Calcio. E per il futuro sono allo studio nuove proposte di miglioramento: tra queste, permettere ai tifosi ciechi o ipovedenti di interagire direttamente con i cronisti tramite WhatsApp, per avere un quadro più chiaro di ciò che succede in campo, ma anche sugli spalti.

Intanto, le cose sono andate così bene che si è deciso di replicare: con la collaborazione della Figc, in occasione delle due partite degli Europei Under 21 che l’Italia di Di Biagio disputerà al Dall’Ara (il 16 giugno contro la Spagna e il 19 contro la Polonia, fischio d’inizio alle ore 21), altri tifosi ciechi o ipovedenti potranno essere parte attiva. “Contiamo di estendere l’iniziativa fino a 15 persone per match – ha spiegato Fausto Viviani, fondatore dell’associazione W il Calcio – la sperimentazione in occasione di Bologna-Napoli ha lasciato veramente soddisfatti noi, ma soprattutto i sei tifosi. Assistere a una partita di calcio allo stadio è una emozione potente, che siamo contenti di poter fare provare anche ai ciechi e agli ipovedenti”.

L’iniziativa, organizzata con l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, il Bologna Football Club, il Comune di Bologna e Bologna Welcome, ha un obiettivo molto ambizioso: consentire l’accessibilità allo stadio ad alcune categorie (disabili, donne, migranti) che, per diversi motivi, incontrano ostacoli per partecipare a questi eventi. Senza dimenticare la sostenibilità ambientale, altro punto focale per l’associazione. “Siamo per una società aperta a tutti – ha sottolineato Viviani – quando nel luglio 2014 Carlo Tavecchio se ne uscì con l’assurda storia di Opti Poba e le banane, la nostra associazione gli inviò un casco di banane”.

Per altre informazioni su Sport e disabilità: OSO – Ogni sport oltre

https://www.repubblica.it/

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