Le percentuali di invalidità

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Ognuno di noi ha il diritto di realizzarsi nella propria vita, ma non sempre questo è possibile. Soprattutto per chi soffre di una qualche patologia che gli impedisce di svolgere le più semplici mansioni. Per molte attività una piccola disabilità vuol dire molto e in alcuni ambiti rappresenta un vero impedimento. Le difficoltà si presentano quotidianamente e chi non può lavorare si vede precludere tutte le opportunità che gli consentirebbero di vivere dignitosamente.

Il nostro Paese riconosce alle persone affette da una invalidità una serie di agevolazioni che si possono presentare sotto forma di assegni, pensioni, deduzioni e detrazioni fiscali, esenzioni dal ticket sanitario, accompagnamento nonché preferenze nel caso di concorsi pubblici. Per accedere sarà necessario seguire un iter burocratico alla conclusione del quale verrà attribuito un punteggio che determinerà la percentuale di invalidità e, quindi, i benefici ad essa connessi. Il punteggio varia a seconda delle patologie, e gli assegni sono riconosciuti entro alcuni limiti di reddito. Ma quali sono le percentuali di invalidità aggiornate nel 2018 e come accedere ai diversi benefici?

Cosa si intende per invalidità

Per percentuale di invalidità si intende un punteggio calcolato sulla base di elementi accertati da una commissione medica che verifica se il paziente sia affetto da una certa malattia. Accertata la presenza della patologia, il punteggio viene definito a seconda della gravità dell’handicap, ma per far ciò si cerca di capire quanto possa incidere la malattia sulle attività quotidiane del paziente. Una persona colpita da una disabilità potrebbe incontrare difficoltà nel movimento, nella vista, nell’udito, nell’apprendimento, nei rapporti sociali ed in tutto ciò che a noi sembra apparentemente normale.
Attualmente esistono diverse leggi che ci dicono chiaramente cosa si intende per persona disabile o invalida. La prima [1] stabilisce che una persona è affetta da handicap se presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, sia stabile che progressiva tale da minare i processi di apprendimento, le relazioni, l’integrazione nel mondo del lavoro e nella società. Questa minoranza incide negativamente nella vita della persona, tanto da essere causa discriminante in diversi ambiti.

La seconda legge [2] riguarda specificamente il mondo del lavoro e considera categorie protette quelle persone che:

  1. presentano una minoranza fisica, psichica o sensoriale, nonché una disabilità intellettiva che comporta una riduzione delle capacità lavorative superiore al 45%;
  2. sono invalidi da lavoro, ed hanno una invalidità superiore al 33%;
  3. sono non vedenti e non udenti;
  4. sono invalidi di guerra.

Un’altra legge [3] stabilisce quando un soggetto possa considerarsi invalido per accedere alle forme di assistenza sanitaria ed economica riconosciute dal nostro ordinamento. Secondo la normativa l’invalido civile è una persona affetta da una menomazione fisica, psichica o sensoriale, sia congenita (già presente fin dalla nascita) che acquisita, con una riduzione della capacità lavorativa superiore ad 1/3 (pari al 33%). Chi ha 65 anni è considerato invalido civile se ha difficoltà persistenti a svolgere attività tipiche alla propria età.

Questa differenziazione è necessaria nel momento in cui si procede con la richiesta di riconoscimento di invalidità: le procedure sono diverse, così come anche i benefici riconosciuti che dipendono dalle percentuali accertate dalla commissione medica competente. La domanda di riconoscimento dell’invalidità o dell’handicap deve essere inoltrata telematicamente all’INPS ed esistono procedure a tutela di coloro a cui viene riconosciuta una percentuale di invalidità inferiore rispetto alla patologia accertata.

Come fare domanda per il riconoscimento dell’invalidità

Per ottenere l’invalidità civile, il primo passo da seguire consiste nel recarsi dal medico curante per la compilazione online del certificato introduttivo. Questo documento, che ha validità di 90 giorni, è propedeutico per presentare la domanda all’INPS e fissare una data entro cui eseguire la visita specialistica. La domanda all’INPS deve essere inoltrata telematicamente dall’interessato che potrà farsi aiutare da un Patronato o procedere in maniera autonoma.
Una volta inoltrata la domanda, sarà resa disponibile una lista di appuntamenti per effettuare l’accertamento: basterà scegliere la data più idonea alle proprie esigenze e recarsi all’appuntamento nel giorno stabilito. La visita viene effettuata da una commissione medica integrata composta anche da un medico INPS; a seconda dei sintomi accusati dal paziente e dai riscontri clinici rinvenuti dai dottori sarà attribuito un certo punteggio.

La visita si conclude con un verbale sottoscritto da tutti i medici presenti alla visita. All’interno di esso si potrà leggere il giudizio della commissione, le percentuali di invalidità attribuite e l’esito della visita. Se non si è d’accordo con quanto riportato nel documento è possibile presentare ricorso giurisdizionale, previo Accertamento Tecnico Preventivo (O ATP).
Una volta riconosciuta l’invalidità e la relativa percentuale è possibile procedere con la domanda di aggravamento dell’invalidità nel momento in cui si presume un peggioramento delle proprie condizioni cliniche. La domanda dovrà essere corredata da un certificato medico, mentre l’esito positivo della procedura consentirà di revisionare le percentuali di invalidità.

Quali sono le percentuali di invalidità aggiornate

L’invalidità è un termine generico. La legge pone una differenza tra ciò che si intende per disabilità ed invalidità civile, ed in tutti i casi individua delle percentuali a partire dal quale l’invalidità dà diritto ai diversi benefici. Ad esempio, per rientrare tra le categorie protette è necessario avere una riduzione delle capacità lavorative superiore al:

  • 45% in caso di minoranza fisica, psichica, sensoriale o disabilità intellettiva;
  • 33% se si è riconosciuti invalidi civili.

Le percentuali di invalidità civile partono dalla soglia del 33%, il ché significa che un punteggio inferiore non dà diritto ad alcun tipo di beneficio. Il superamento di questo limite offre la possibilità di ottenere diversi tipi di assistenza, che variano dalle esenzioni ticket fino alla pensione di inabilità. Vediamo insieme quali sono le soglie più importanti.

1. La soglia del 100% permette di ottenere la pensione di inabilità, il cui ammontare può variare se si percepiscono delle rendite o se si è ricoverati presso strutture sanitarie pubbliche. In quest’ultima ipotesi la pensione si riduce al 50%.

2. Se alla soglia del 100% si aggiunge una impossibilità di deambulazione, o qualora l’invalidità totale sia riferita ad una patologia psichica (il paziente è in grado di deambulare, ma non riesce a compiere autonomamente gesti quotidiani) è possibile chiedere l’indennità di accompagnamento [4].

3. La soglia del 74% serve a riconoscere il diritto all’assegno mensile, il cui ammontare viene stabilito in base al proprio reddito personale.

4. La soglia del 66% riconosce il diritto all’esenzione del ticket sanitario, quello che viene pagato quando ci si sottopone alle visite mediche.

5. La soglia del 50% permette di ottenere congedi per cure mediche, ma è necessario che tale diritto venga riconosciuto dai Contratti Collettivi Nazionali del settore presso cui si lavora.

6. La soglia del 45% è determinante per potersi iscrivere alla lista delle categorie protette, istituite presso i Centri per l’Impiego, ed avere la possibilità di accedere ad attività lavorative più consone alle proprie abilità.

7. La soglia del 33% dà il diritto ad essere riconosciuto invalido civile, con la possibilità di avere esenzioni differenti, come ad esempio quelle per l’acquisto dei presidi medici.

Importante è il limite di età, poiché per il riconoscimento dell’invalidità e l’ottenimento dei benefici è necessario avere un’età compresa tra i 18 ed i 65 anni. I minorenni e gli ultra sessantacinquenni hanno diritto a diverse agevolazioni.

Esistono altre percentuali di invalidità?

Si, esistono, e sono disponibili sul sito dell’INPS. Ogni patologia viene classificata all’interno di una tabella e, sulla base dei sintomi riconosciuti a livello clinico, vengono attribuite percentuali in numero fisso o punteggi che oscillano tra un livello minimo ed uno massimo. Ad esempio:

  • chi è affetto da diabete può avere una disabilità la cui percentuale varia da un minimo di 0 (per il diabete inspido spinale) fino anche al 100% se si tratta di diabete mellito aggravato da nefropatie;
  • i malati di Alzheimer con conseguente depressione sono riconosciuti a tutti gli effetti invalidi totali;
  • chi soffre di epilessia può vedersi riconosciuta una disabilità che va dal 20% (se le crisi epilettiche sono annuali) fino anche al 100% (in caso di crisi frequenti);
  • anche chi soffre d’asma può essere riconosciuto invalido, ma la soglia massima di invalidità non supera il 35%, il ché dà diritto solo ad alcune esenzioni;
  • per le patologie cardiache le percentuali massime sono riconosciute a chi non può usare il pace-maker ma presenta una situazione clinica abbastanza grave (il punteggio è pari a 100), ma anche a coloro che soffrono di insufficienze cardiache o di coronopatie gravissime. Negli altri casi le percentuali partono da una soglia minima pari all’11%, che aumenta al 41% o al 71% se la situazione si presenta moderata o grave;
  • le persone affette da sordità possono accedere all’assegno mensile se la patologia è stata diagnosticata prima dei i 12 anni di età ed ha avuto ripercussioni rilevanti sull’apprendimento del linguaggio parlato. In questo caso la percentuale riconosciuta dall’INPS è pari all’80%;
  • le malattie che colpiscono l’apparato visivo possono comportare gravi deficit alla vista. Se il visus nell’occhio è inferiore ad 1/20 è riconosciuta un’invalidità che varia dal 91% fino al 100%. La soglia si attesta all’80% nei casi di restringimento concentrico del campo visivo inferiore a 10 gradi. Patologie come l’occhio secco ed il glaucoma non superano il 10% massimo, mentre la perdita di gradi senza alcuna patologia clinica non comporta il riconoscimento di alcuna invalidità;
  • le cicatrici deturpanti sul viso comportano una invalidità dell’11%, mentre le amputazioni degli arti inferiori possono raggiungere un punteggio del 65% se coinvolge anche la coscia;
  • per quanto riguarda le malattie psichiche, quelle che comportano il riconoscimento dell’invalidità civile sono differenti. Ad esempio la depressione viene riconosciuta come invalidante qualora si manifesti nella forma reattiva, con una percentuale di invalidità del 40% nei casi più gravi. Per la depressione endogena grave la percentuale massima è dell’80%;
  • l’artrite, nella sua massima manifestazione, comporta una percentuale fissa del 50%. Per le altre immunodeficienze è possibile riconoscere l’invalidità totale in presenza di tumori correlati.Discorso a parte deve essere affrontato per quanto riguarda i tumori. A seconda dell’incidenza che essi hanno sulla vita del paziente possono comportare il riconoscimento di percentuali in misura fissa dall’11% al 100%. Se la prognosi è favorevole, ma la cura del tumore comporta ripercussioni funzionali, la percentuale è del 70%. In caso di prognosi sfavorevole anche a seguito di asportazione chirurgica la legge riconosce il 100% di invalidità.

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