Quesito per i lettori: la nave svedese e il cuoco sordomuto

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Ho letto che la rete di cavi sottomarini collocati nel fondo degli oceani che collegano Asia, Stati Uniti ed Europa supera il milione di chilometri.

Ad esempio l’Asia America Gate, lungo il quale viaggiano vagonate di terabyte di informazioni al secondo (un terabyte = mille gigabyte), ha una lunghezza che supera i 20mila chilometri. Viene da sorridere se si pensa che il primo cavo sottomarino moderno, il TAT-1 (TransAtlanTic1), tra Stati Uniti e Regno Unito, inaugurato nel 1956, consentiva di gestire simultaneamente 35 (diconsi trentacinque) telefonate.

Negli anni ’80 la tecnologia coassiale fu sostituita da quella a fibra ottica, e il primo cavo in fibra, il TAT-8, inaugurato nel 1988, consentiva di gestire contemporaneamente 40mila telefonate e collegava Francia, Regno Unito e Usa.

Purtroppo la corrente elettrica che correva nei cavi attirava gli squali, che alla fine li distruggevano. Allora vennero creati cavi schermati per evitare l’attacco degli squali. All’inizio del nuovo secolo i cavi veicolavano soltanto telefonate, fax e poi email. Ma con il nuovo secolo è cambiato tutto.

Nel 2010 la società Spread Network annunciò di essere proprietaria di un cavo terrestre che correva sotto le montagne e sotto il fiume di Chicago (sede importantissima per lo scambio dei derivati) fino ad arrivare nel New Jersey. Il cavo permetteva il trading in pochi millisecondi. Si era già passati dalle grandi compagnie telefoniche alle grandi banche d’affari.

Ma per farla breve, chi sono oggi i nuovi protagonisti? Sono le grandi compagnie Internet della costa occidentale degli Stati Uniti come Google, Amazon, Facebook e Microsoft, attivissime nella posa dei cavi sottomarini che, essendo costosissimi, richiedono l’investimento di enormi capitali. Ciò dimostra che più dell’oro e del petrolio, le informazioni riguardanti le preferenze (non solo commerciali) di miliardi di consumatori rappresentano oggi la vera ricchezza finanziaria.

Ma per non addentrarmi in seriose considerazioni socio-economiche mi fermo qui e per alleggerire il discorso le propongo il solito problemino che questa volta è davvero facile, alla portata di un quindicenne.

Dunque, su una grande nave svedese l’equipaggio è costituito al 70% di italiani e al 30% di svedesi. Dato che gli armatori sono svedesi è chiaro che sono molto più sensibili alle proteste degli svedesi che degli italiani.

Purtroppo il cuoco di bordo è sordomuto e non è in grado di comunicare con l’equipaggio. Non sapendo come fare, lui si regola così: se il marinaio ha i capelli biondi gli serve un piatto svedese (non gradito agli italiani), se ha i capelli neri gli serve una pizza (non gradita agli svedesi).

Per fargli pagare le lamentele dei marinai il capitano decide di multarlo ogni volta che serve il piatto sbagliato: se serve un piatto svedese ad un italiano paga una piccola multa, ma se serve una pizza ad uno svedese paga una multa sei volte maggiore.

Il fatto è che 1 svedese su 3 ha i capelli neri e 1 italiano su 10 ha i capelli biondi.

Ad un certo punto al cuoco viene un tremendo sospetto: faccio bene a comportarmi così o sarebbe meglio se servissi a tutti un piatto svedese?

Chi può aiutarlo a risolvere il problema?

 

Franco Molinari

E’ professore ordinario presso il Dipartimento di Economia e Management dell’università di Trento

http://www.ladige.it/

 

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