Nel disagio psichico è difficile cancellare stigma sociali …

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… pregiudizi, esclusioni, come ci vogliono far capire: è necessario apportare concrete soluzioni e non chiacchere inutili!

Non si può passivamente “sentire” ed ammettere che “ i valori della legge 180 e 833 sono veri, validi e vanno verificati nella pratica e che il malato non è un paziente da ospedalizzare”, principi che hanno determinato la chiusura del manicomio, che da troppo tempo ci vogliono far apparire !

Sono trascorsi quasi 39 anni, tra inutili divergenze sulla malattia mentale assieme a chiacchere, bugie, silenzi, mentre i malati e le loro famiglie sono sempre stati lasciati soli ! Da troppo tempo si sente questo eterno ed inesauribile “ritornello” !

Provate a chiedere al cittadino comune, all’uomo che transita per le strade, alla massaia al mercato rionale o nelle botteghe dove ogni giorno devono fare i conti con la vita sempre più cara e con legittime ansie per il futuro anche in tema di sicurezza, cosa ne pensano degli episodi folli che avvengono nelle famiglie e nel quotidiano.

Potrebbero rispondere in maniera volgare, oppure non rispondere, perché potrebbero pensare, ma questo è vero !, che le Istituzioni ( le “Caste” ) sono “qualcosa lontane” dalla vita quotidiana e fatte di burocrazia enfatica, di grondante retorica, di assordanti silenzi che pensano solo ad un subdolo proliferare di parole, di ipocrisie, di organismi, di burocrazie, di azioni che dimostrano sempre di essere utilizzate a vantaggio delle stesse ed a danno della collettività, senza contare litigiosità vergognose, inutili, infinite.

39 anni or sono la legge Basaglia cambiò radicalmente il concetto e la cura della malattia mentale esaltando, giustamente, la dignità della persona sofferente, ma quelle poche “indicazioni” non sono state concretizzate perché hanno permesso di occuparsi, forse, più  del malato e trascurare la malattia.

Su questi concetti alcuni affermano che l’Italia è ancora oggi collocata nel panorama internazionale in evidenza per la cura dovuta ai psicolabili senza ricorrere al “manicomio”, ma con Servizi Territoriali diversificati e che il “paziente” è da ritenersi persona e quindi in diritto di esternare le proprie necessità. In una parola, come affermava il Basaglia, che “l’impossibile diventa possibile”.

Ecco che il cittadino della strada o la massaia ritengono che è giusto riconoscere nel sofferente persona e nel diritto di far valere la sua dignità, ma non concepiscono “l’impossibile” sancito da quella legge che questo “malato” possa scegliere di sua volontà, tra altre “rivoluzionarie normative”, “ il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura” ( art. 1/legge n. 180, art. 33/legge n. 833) .

 

Ma non è una assurdità ? Curarsi si, senza “ ammassare i pazienti in grandi stanzoni da dove nessuno poteva uscire, nemmeno per andare al gabinetto”( come disse Franco Basaglia nel 1985 nel Capitolo “L istituzioni della violenza”- nel suo libro “L’istituzione negata”) e come le ho viste personalmente a Cogoleto ed a Quarto in provincia di Genova, ma in strutture adeguate, anche insieme, per affrontare e rimuovere (guarire) problemi ed ostacoli al “sofferente”.

Il principio basilare del Basaglia era quello di curare e non segregare il paziente e questo è un ottimo concetto pratico e proficuo, ma non su ipotetiche strategie non bene concretizzate né dal Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, né dalle “Linee di indirizzo” del PON (Progetto-Obiettivo Nazionale) del marzo 2008 che l’allora Ministro della Salute nella presentazione evidenziava con convinzione che la presa in carico delle persone sofferenti mentali non spetta solo ai Servizi, ma deve essere attuata anche dalla comunità ??? .

E’ necessario l’incontro a più voci, ( nessuno è depositario della verità ! ), che si inseriscono in un rapporto, in un cammino comune, con punti di equilibrio e spazi di dialogo, che vogliono offrire riflessioni e sollevare interrogativi allo scopo di trovare strade nuove da percorrere verso una autentica cooperazione tra iniziative diverse, ma con l’obiettivo del bene comune.

 

Questo incontro deve intendersi come uno spazio di confronto con la realtà del mondo della disabilità, della sofferenza, del dolore con una prospettiva più ampia, nella consapevolezza che solo attraverso una comprensione libera da pregiudizi, stigma sociale, esclusioni, discriminazioni, luoghi comuni di una epidemia d’inciviltà di una certa “filosofia” che vuole diffondere, ma non sviluppare proposte operative, serie e valide anche in Europa .

E’ necessaria : umanità, ma chiarezza !

 

E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza !”

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire

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