Sinodo dei Vescovi sui giovani. Potrebbero dare un rinnovato slancio a tutta la Chiesa?

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Sono passati quasi 20 giorni dalla pubblicazione del Documento in preparazione del Sinodo dei Vescovi sui giovani, in simbiosi con quello sulla Famiglia, che si svolgerà nel prossimo anno sulla tematica del comportamento dei  giovani sulle sfide sulla Chiesa voluto fortemente da Papa Francesco .

La precarietà giovanile sulla Fede, è argomento che si evidenzia sulla carenza di lavoro ed anche sulla inadeguatezza dello stess0, ricuperando la figura di San Giuseppe innanzi a Gesù adolescente ed anche quella sulle scelte vocazionali che porti al Sacerdozio nella capacità di vivere la Evangelii Gaudium.

Papa Francesco vuole “ ascoltare i giovani”( Documento del 17 gennaio 2017 ) sulla loro sensibilità, sulla loro Fede, sui loro dubbi e con loro rileggere il Santo Vangelo per diventare più autentici i futuri Sacerdoti e le Suore più povere in una realtà monastica più aperta, “virtù” auspicate con forza non tanto nel linguaggio, ma in quello vero come vissuto e sofferto dallo stesso Pontefice.

Ma cosa possano dare alla Chiesa i giovani ? Preti : che stiano vicino alle scuole e Suore che siano dedite alle persone anziane.

In un mondo in movimento, come ogni giorno constatiamo, che modifica continuamente il sistema di vita, la società civile, spesso egoisticamente ripiegata su se stessa, non dà ancora la piena disponibilità a porre attenzione verso chi vive in difficoltà, sofferenza, dolore ed allora chi potrebbe sollevare l’animo di queste persone ?

Anche, soprattutto , considerando che i giovani si trovano o sembrano disorientati, è necessario per non dire urgente riscoprire, anche, l’educazione integrale che resta non solo quella dell’apprendere scolastico, ma anche quella dei valori morali che trovano nelle radici etiche il loro riferimento fondamentale.

Nelle difficili situazioni in ambito sociale dei giovani ed anche, soprattutto degli adolescenti ( e questo è purtroppo “cosa quasi quotidiana”) , occorre promuovere l’educazione morale come affannosa ricerca della maturazione della coscienza e non del possesso dell’avere .

Il continuo evolversi di eventi delittuosi di vario genere, sul cui sfondo emerge l’alterazione della mente, ci porta a considerare questa disfunzione una malattia che distrugge il morale ed il fisico e che affligge (spero in un numero minore ) giovani ,e ripeto adolescenti , causando una vera e propria calamità sociale.

Decifrare le radici antropologiche da cui scaturiscono e si sviluppano l’accettazione od il rifiuto della promozione culturale in tema di solidarietà ed umanità , è difficile poterlo accertare, ma tutti sappiamo che la solidarietà sociale apre le porte alla speranza .

Quel quasi quotidiano catastrofismo, quel rinnegare col silenzio ogni diritto ed aiuto morale, quel continuo diverbio politico allontana tutto e tutti dalla coscienza, concentrando in un sordido egoismo ogni interesse in perfetta armonia contro il senso della solidarietà

Quella solidarietà sociale da parte dei “grandi”, anche delle persone adulte, dovrebbe tendere a guidare la dinamica morale dei giovani verso una crescita di sensibilità con i problemi sociali, con l’esempio di una visione pienamente umana della cruda realtà quotidiana, quale impegno di vicinanza sociale verso tutti specie verso le persone più deboli e bisognose, come sempre ammonisce Papa Francesco .

La solidarietà sociale è un concetto meritevole che induce ad essere non solo portatori di diritti, ma anche di doveri verso tutta la società, anche da parte dei “grandi”, soprattutto , verso quella vasta categoria di sfortunati che da anni aspettano risposte adeguate alle loro aspettative.

Ma ognuno aspira a star meglio, quasi disattendendo quella conclamata solidarietà verso quelle persone, deboli e bisognose, che hanno gli stessi diritti di quanti vivono in società .

Lo Stato esperto di umanità e socialità non ascolta, non sente, non vede, negando quindi intrinsecamente la necessità dell’incontro e del dialogo col mondo della disabilità, privo di ordinati intendimenti socio-pedagogici per ricercare e rimuovere i contenuti negativi di quelle necessità.

All’evidenza, pare, che le Istituzioni non posseggono più da tempo la capacità di captare le necessità del cittadino , restando molto ,significamente lontane , troppo lontane!

I disabili psico-fisici lottano da anni per ottenere legali diritti sanciti dalla Costituzione, ma soprattutto per far conoscere il loro status sociale che ogni giorno incontrano e che rende la loro esistenza molto difficile , oltre quella dei loro familiari.

Dignità per un rigoroso rispetto del loro essere e dei loro diritti di disabili psico-fisici . Speranza perché questi diritti siano attentamente e finalmente valutati.

La semplice considerazione della dignità umana e della speranza, ci porta a pensare che non è sufficiente mettersi dalla parte di chi soffre ed essere  solo promotore di salute, ma sembra essere necessario ed urgente una mobilitazione delle coscienze, quale strumento che dica non solo dov’è la malattia e come curarla, ma anche dove può essere ricercato il modo od i possibili piani terapeutici d’intervento e quelli normativi da parte delle Istituzioni, per aiutare le famiglie coinvolte e succubi di queste difficoltà.

“Est modus in rebus” (c’è una misura nelle cose) questo famoso detto di Orazio esprime l’ideale classico del giusto mezzo, perché i giovani e gli adolescenti possono ottenere esempi ed insegnamenti di vita dai “grandi”, dato che per il momento quel giusto equilibrio da tutti invocato resta alquanto precario, sperando che il Sinodo dei Vescovi sulla gioventù porti ad un migliore sistema di vita.

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire

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