Terremoto: la madre sopravvissuta all’Aquila, la suora, il figlio del questore di Frosinone

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Chi è sopravvissuto e chi non ce l’ha fatta: la disperazione dei genitori, la gratitudine di chi è stato salvato

di Virginia Piccolillo

La suora: «Salvata da un ragazzo, un angelo»

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La suora ferita ad Amatrice (Ansa/ Massimo Percossi )

La «botta» del 6 aprile all’Aquila le aveva rubato la serenità e da quella notte del 2009 non aveva più dormito tranquilla. Poi la decisione di cercare un futuro altrove. Ma ieri, quasi alla stessa ora della notte, la morte è tornata. E Martina ha perso la sua piccola Marisol di 18 mesi.
Sembra un tragico film quello che ha vissuto questa donna. Un doppio dramma tra le macerie. Lo ha scoperto il padre quando a furia di gridare è riuscito a passare il blocco dei controlli che in queste ore hanno tentato di tenere lontani dalle macerie pericolanti, parenti, amici e semplici curiosi.

«Là sotto ci sta mia figlia e mia nipote. Hai capito che ti devi levare? Io devo passare!», ha gridato contro gli uomini della Protezione civile. «Dov’era la camera da letto?», gli hanno subito chiesto, usandolo come una bussola. «C’era un cassetto bianco, nella stanza di sua figlia? Che colore è il letto? Era vicino al muro o al bagno?». Poi le grida. «Eccola! Una barella! Un medico! Chiamate un medico!». E ha sperato il padre che per Martina fosse arrivato il secondo pericolo scampato. Con tutta l’anima. Sperava mentre la tiravano fuori e la portavano in ospedale ad Ascoli che fosse finita lì, in quella città che Martina aveva scelto per ricominciare a vivere. Ma non era finita.

La camera accanto a quella di Martina era ridotta in briciole e lì dentro c’era Marisol, la bimba che aveva consentito alla donna di tornare a sorridere. Nessuno ha avuto il coraggio di dirle che la sua piccola era morta, lei però lo ha letto negli occhi dei soccorritori. Ed è scoppiata a piangere.
Tra i sassi e le lacrime però si incontrano anche storie a lieto fine. Come quella di Marzia che il bambino lo avrà fra tre mesi. Ieri notte dormiva con la figlia di cinque anni accanto. Poi il rumore sordo. I muri crollati. La polvere. Le grida. Nessun punto di riferimento. Solo la mano di suo marito che afferrava entrambe e le scaraventava fuori strillando. Si sono salvati.

http://www.corriere.it/

 

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